Le norme previste nella legge di stabilità per il 2014 all’articolo 16 hanno rappresentato l’atto finale di un travaglio normativo che ha riguardato l’utilizzo dei contratti derivati da parte degli enti pubblici e che ha occupato tutto il primo decennio del secolo. In estrema sintesi, la posizione finale assunta dalla politica può essere riassunta nel concetto che gli enti possono solo acquistare dalle banche garanzie contro il rialzo dei tassi. Ma a fianco di questo principio, che è assolutamente condivisibile, la norma lascia una vasta zona d’ombra, che da un lato riguarda la gestione del debito corrente delle amministrazioni pubbliche, e dall’altro espone gli enti pubblici a rischi per la sistemazione di situazioni pregresse di utilizzo dei contratti derivati. Scopo di questo studio è ripercorrere l’esperienza dell’utilizzo dei contratti derivati da parte degli enti pubblici, e sulla base di questa sollevare gli elementi di criticità che la normativa attuale pone alla gestione del loro debito e nella sistemazione di posizioni in derivati esistenti.