Lo evidenzia uno studio pubblicato ieri dalla Banca d'Italia tra gli "Occasional papers", in cui si afferma che «il livello raggiunto dai debiti commerciali alla fine del 2014 è molto lontano da quello coerente con il rispetto dei tempi contrattuali». In questo scenario, «il pieno adeguamento alla normativa sui tempi di pagamento richiederebbe una riduzione dei debiti commerciali di circa 50 miliardi». La situazione resta ancora irrisolta, insomma, in quanto al 2014 l'ammontare totale dei debiti verso la Pa era ancora attestato a 70 miliardi di euro e in quanto i tempi di smaltimento non sono ancora linea con le norme Ue, anche perché alcuni enti hanno usato le risorse fornite dal Mef negli ultimi due anni per nuove spese anziché per ridurre l'esistente. La ricerca a opera di un gruppo di economisti di Bankitalia fra cui Sandro Momigliano, fa il punto sull'annosa vicenda e conclude che per mettersi in linea sono necessari nuovi fondi e modalità diverse di fornitura dei finanziamenti a quegli enti che si rivelino non in linea per inerzia o altro. Nello studio si spiega come le «ingenti risorse» messe a disposizione dal Tesoro, le nuove norme e «l'attenzione politica» sul tema, in Italia e nella Ue, abbiano certamente ridotto di 20 miliardi, negli ultimi 2 anni, i debiti commerciali della Pa. Ma, affinchè tali debiti fossero «ricondotti entro limiti fisiologici» ed entro le regole Ue sui tempi di pagamento, servirebbe una riduzione di 50 miliardi sullo stock, paria 70, di fine 2014. Secondo gli studiosi sembra dunque «inevitabile, se si vuole portare i debiti commerciali a livelli fisiologici in tempi brevi, un'ulteriore concessione di liquidità alle amministrazioni, a partire dalle risorse stanziate nel biennio 2013/14 e non utilizzate». L'esperienza degli ultimi due anni «suggerisce però che mettere a disposizione degli enti decentrati risorse a tassi bassi non garantisce sempre i risultati sperati». Per evitare che a fronte dei pagamenti effettuati con risorse fornite dal Mef, gli enti riducano il flusso ordinario di pagamenti ai fornitori, «andrebbe applicato il principio di addizionalità, richiedendo una riduzione dello stock di debiti commerciali almeno pari alle risorse messe a loro disposizione».