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Rimborsi, 10 giorni per non perderli- Il Messaggero

  • 20 Ott, 2014
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L CASO

R O M A Più che un piano B era, ed è ancora, considerato un piano A.

Il meccanismo che, almeno secondo il governo, dovrebbe permettere di saldare tutti i debiti arretrati della Pubblica amministrazione attraverso il sistema bancario. Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi, hanno disegnato il sistema in maniera semplice: l'impresa che vanta un credito nei confronti di una pubblica amministrazione si registra su una piattaforma gestita dal ministero del Tesoro, l'ente debitore, sia esso un Comune, una Regione o una Asl, controlla se il credito vantato è reale e, nel caso, entro 30 giorni lo certifica. A quel punto lo Stato rilascia la sua garanzia su quelle stesse fatture e l'impresa può scontarle in banca ad un tasso calmierato: l'1,90 per cento (1,60 per cento per gli importi sopra i 50 mila euro). Insomma, un sistema in grado di consentire lo «sconto» presso gli istituti di credito di ammontari teoricamente infiniti di crediti proprio grazie alla presenza della garanzia dello Stato.I NUMERI

Il punto è che il tempo concesso per ottenere questa certificazione (possibile sulle fatture emesse fino al 31 dicembre del 2013), sta per scadere. La dead line è fissata improrogabilmente al prossimo 31 ottobre. E qualcosa in questo meccanismo probabilmente non sta funzionando alla perfezione. Dall'ultima rilevazione effettuata dal Tesoro, sulla piattaforma elettronica si sono registrate 17.869 imprese che hanno presentato oltre 65 mila istanze di certificazione per un ammontare complessivo di 7 miliardi di euro.LE ANALISI

«I numeri sono molto bassi», spiega Gianpiero Oddone, amministratore delegato di Officine Cst, una società specializzata nella gestione del credito e che ha gestito oltre cinque milioni di fatture emesse da otto mila società creditrici della pubblica amministrazione. In effetti le società creditrici della Pa sono di molto superiori alle 100 mila e dunque le 17 mila che finora hanno presentato istanza di certificazione sono decisamente sotto il 20 per cento. Non solo. Seppure la Banca d'Italia, la Confindustria e il Tesoro diano stime diverse di quanti siano i crediti arretrati della Pubblica amministrazione, tutti i calcoli superano i 50 miliardi. È anche vero che 31,3 miliardi di euro sono già stati pagati direttamente dallo Stato, sempre secondo gli ultimi dati diffusi da via XX settembre. Ma lo spazio per la certificazione è teoricamente molto più ampio dei 7 miliardi delle istanze presentate al momento. «Ogni giorno», spiega ancora Oddone, «riceviamo chiamate da decine di aziende che non hanno compreso o che non conoscono affatto il meccanismo della certificazione, anche perché spesso cercano assistenza direttamente presso gli sportelli bancari, non sempre informati, e non invece presso il ministero del Tesoro».LA SCADENZA

La certificazione dà la certezza delle proprie ragioni nei confronti della Pubblica amministrazione e, come detto, permette di ottenere rapidamente il dovuto attraverso il sistema bancario. Le imprese che non si registrano alla piattaforma saranno costrette a percorsi più lenti e più costosi per incassare il credito. È possibile che da qui al prossimo 31 ottobre si apra, come spesso accade, una corsa alla registrazione alla piattaforma, anche perché per rimanere della partita basta presentare l'istanza di certificazione, mentre le bollinature vere e proprie arriveranno solo dopo 30 giorni, a valle del procedimento di verifica da parte degli enti. Probabile, insomma, che la cifra dei 7 miliardi di euro sia destinata a salire verso i 9-10 miliardi di euro. Ma quanta parte dei crediti iscritti poi vengono effettivamente bollinati dagli enti debitori? «Secondo la nostra esperienza», dice ancora l'amministratore delegato di Officine Cst, «la media è tra il 10 ed il 30 per cento delle richieste, molto dipende dalle riconciliazioni, dalle verifiche su quanto è stato magari già saldato o anche su come il credito è stato ricostruito». Se si estendessero queste percentuali alle fatture registrate sulla piattaforma del Tesoro, la certificazione allora potrebbe riguardare solo tra i 2 e i 3 miliardi di euro delle istanze effettivamente presentate.

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