Mentre il ministero dell'Economia sta cercando di accelerare sul pagamento degli arretrati della Pa con una raffica di provvedimenti attuativi, Palazzo Chigi tes se la tela con Bruxelles, che a giugno ha aperto una procedura d'infrazione contro Roma per il mancato rispetto della direttiva sui tempi di pagamento. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la lettera di risposta alla messa in mora della Commissione sarebbe sostanzialmente pronta e dovrebbe essere inviata il 19 agosto, allo scadere dei 60 giorni a disposizione dell'Italia per replicare alle accuse Ue. La missiva conterrebbe una sorta di una roadmap per rassicurare l'Europa sul fatto che nel prossimo futuro il Paese gestirà i pagamenti delle pubbliche amministrazioni in linea con le richieste di Bruxelles (al massimo entro 60 giorni contro i 170 di oggi). In particolare, Roma si impegnerà a potenziare le risorse per i pagamenti alle aziende creditrici, anche considerato che al momento per i debiti scaduti sono stati stanziati 47 miliardi, di cui circa 26 già pagati, e che l'obiettivo è saldare il conto entro settembre. Ancora, tra gli impegni dovrebbe esserci quello relativo al potenziamento e alla semplificazione delle procedure di compensazione tra i crediti e i debiti tributari. E, visto che l'attenzione dell'Ue è sui tempi di pagamento troppo lunghi, un altro punto qualificante della difesa italiana farà perno sul continuo monitoraggio dello stato dei pagamenti grazie alla piattaforma elettronica messa in piedi dal ministero dell'Economia e dal 1° luglio utilizzabile anche dalle aziende. Il monitoraggio sarà accompagnato, sottolineerà Roma, da adeguate sanzioni contro le amministrazioni inadempienti. Accanto a questi impegni si ribadiranno poi i passi già compiuti, a partire dagli arretrati saldati, fino agli ulteriori sforzi contenuti nel dl Irpef. Sui contenuti della risposta all'Ue il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, che sta seguendo la partita in prima persona, non si sbilancia, ma con MF-Milano Finanza tiene a sottolineare che la riunione di lunedì scorso con il nuovo commissario all'Industria, Ferdinando Nelli Feroci, «è andata molto bene. Finalmente ho riscontrato un atteggiamento costruttivo che non c'era in passato. D'ora in avanti sono convinto si possa lavorare bene». Bisogna ricordare che la procedura d'infrazione è stata avviata quando commissario all'Industria (dimissionario) era Antonio Tajan i, e che il governo Renzi ha accolto con stupore quella decisione, considerandola una mossa politica dell'esponente di Forza Italia, che però ha sempre respinto al mittente le accuse di strumentalizzazione.