Il decreto 66 impone agli enti una ventina di adempimenti in tempi serratissimi
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Taglio automatico dei fondi a chi non è in regola entro maggio
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Una corsa contro il tempo quella che tocca ora a Comuni e Province per non perdere o addirittura per guadagnare diversi preziosi milioni in più da "spendere" in acquisti di beni e servizi. In ballo ci sono in tutto 385 milioni per il quadriennio 2014-2017: rappresentano il 10% di 3,85 miliardi di risparmi che il decreto Renzi (Dl 66/2014) ha imposto agli enti locali, proprio sulla spesa per forniture. E sono così suddivisi: 198 milioni agli oltre 8mila Comuni, 187 alle 110 Province (i tagli riguardano anche le prossime città metropolitane). Ma non è tutto: sulla spesa degli enti locali e sui pagamenti verso i loro fornitori il decreto dà il via a una vera e propria road map, fatta di conteggi, calcoli e certificazioni, a ritmi molto serrati, istituendo ben 15 nuovi adempimenti per quest'anno e altri cinque dal 2015 (si veda la scheda a fianco). Di questi, più della metà accompagnati da robuste sanzioni che vanno dai 100 euro al giorno di penalità al divieto totale di assunzioni o consulenze per chi non certifica i crediti alle imprese o per chi sfora i 90 giorni di ritardo sui pagamenti 2014. Il primo traguardo Mentre gli enti sono già impegnati nella rinegoziazione dei contratti (con tagli alle forniture per ottenere fino al 5% di risparmio), operazione che il Dl 66 ha avviato dal 24 aprile, la prima scadenza-tagliola è fra soli 26 giorni e serve appunto a evitare ulteriori tagli alla spesa oppure, in positivo, a conquistare una fetta dei 385 milioni in palio. Entro il 31 maggio Comuni e Province dovranno certificare il rispetto di due indici: il primo riguarda i tempi di pagamento dei debiti registrati in media lo scorso anno (vince chi è riuscito a rimanere sotto i 90 giorni medi), l'altro il ricorso agli acquisti centralizzati di Consip e delle altre centrali di committenza. Ogni indice vale il 5%, in più e in meno, di tagli alla spesa. E può quindi fare la differenza: tra le voci da tagliare infatti non ci sono solo le banali risme di carta, ma anche i servizi di trasporto pubblico locale o le mense scolastiche. Ma già da ora l'obiettivo appare difficile da centrare. Basti pensare che ancora oggi, a più di sei mesi dalla scadenza del 15 settembre, non tutte le Pa sono riuscite a completare il censimento dei debiti 2012. E che per inserire quelli accumulati nel 2013, in scadenza al 30 aprile, è andata in tilt la piattaforma del Mef. Il censimento dei tempi di pagamento e degli acquisti Consip è «praticamente impossibile entro il 31 maggio» per il direttore dell'Unione province italiane (Upi) Piero Antonelli. «Non si può partire fino a che il ministero degli Interni non chiarisce in che modo farlo, ma poi è chiaro che comunque i tempi sono strettissimi». In teoria per i pagamenti il monitoraggio esiste già, voluto dal decreto trasparenza, ma non è detto che l'indicatore sia quello accettato dagli Interni. Come andrà a finire? Secondo Antonelli«se la norma non viene cambiata in Parlamento scatterà per molti il taglio automatico del 10% previsto dal decreto Renzi». Che in effetti ha già indicato come attuarlo: trattandosi di «contributi» che gli enti locali devono versare alle casse dello Stato, sarà l'agenzia delle Entrate a prelevare le somme direttamente dalle imposte (Rc auto per le Province e municipale propria per i Comuni). Gli altri adempimenti Altre scadenze vincolanti sono quelle per smaltire i debiti arretrati della Pa , compresi quelli che gli enti non hanno ancora riconosciuto (il 60% secondo il Mef). Il Dl da un lato riapre ai creditori la possibilità di farsi sotto con gli enti (attenzione: entro il 23 giugno) dall'altro impone un'altra tagliola alla Pa . Se non si risponde stavolta, scatta anche il divieto totale di assunzioni. Per il futuro il Governo è altrettanto ambizioso: da quest'anno gli enti locali sono spronati a scendere sotto i 90 giorni medi di ritardo nel saldo fatture. Pena, anche qui, lo stop alle assunzioni dal 2015. Una sanzione durissima che rischia di abbattersi su tutti, comprese le amministrazioni pronte a pagare ma bloccate dal Patto di stabilità.
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