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Pa , le coperture ci sono: debiti saldati entro l'estate - L'Unità

  • 17 Mar, 2014
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Il presidente della Cdp Franco Bassanini conferma la road map di Renzi per la quota di parte corrente
Due o tre mesi per pagare il "grosso" dei debiti della Pubblica amministrazione, completando poi l'opera poco dopo l'estate. Il presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), Franco Bassanini, precisa la road map che, nei piani del governo, porterà al saldo degli arretrati degli enti pubblici alle imprese. Un handicap alla ripresa che ha messo in difficoltà migliaia di aziende e a cui l'ex premier Enrico Letta aveva cercato di rimediare, senza però riuscire a centrare pienamente l'obiettivo.«Per quanto ne so io - confida Bassanini, intervistato da Lucia Annunziata su RaiTre a In mezz'ora - Letta era assolutamente favorevole, ma ci sono state una serie di obiezioni da parte dell'amministrazione del ministero dell'Economia e Finanze, timoroso che si evidenziasse un debito che l'Europa non voleva emergesse». Una preoccupazione che, secondo Bassanini, oggi non ci sarebbe più. Anzi, la procedura di infrazione inoltrata dall'Ue nei confronti del nostro Paese (peggior pagatore del continente, che esige il saldo entro 30 giorni dall'emissione della fattura) dimostrerebbe proprio «che l'Europa, a condizione di star dentro al 3% del rapporto debito/Pil, vuole che quelle risorse vengano erogate», sostiene il dirigente.
 
IL SALDO IN DUE MOSSE
Come farlo? Due le linee di intervento. La prima - che probabilmente sarà attuata per decreto, anche se nel governo ci si sta ancora ragionando - riguarda i debiti della pubblica amministrazione di parte corrente, con cui gli enti pagano sostanzialmente i servizi di manutenzione e simili. Il premier Matteo Renzi ha parlato di altri 68 miliardi da saldare entro l'estate. Questo denaro sarà distribuito «molto prima della fine di luglio, anche perché già conteggiato nel tetto deficit/ Pil», conferma Bassanini. Gli enti non potranno più tenere nel cassetto le fatture dei fornitori che hanno erogato beni e servizi, ci sono solo tre possibilità: «O pagano, o contestano la fattura, oppure, non essendo in grado di saldarla, la certificano, cioè la riconoscono e chiedono una dilazione del pagamento- scandisce il dirigente -. Se le amministrazioni non fanno nessuna di queste cose, ne risponde il funzionario responsabile e si paga una penalizzazione». Sulle fatture non pagate (ma certificate) fino al 2013 «viene emessa una garanzia dello Stato - continua Bassanini -. Le banche sono disponibili a comprare i crediti dalle imprese, senza sconto o comunque non superiore al 2%, cancellando o diminuendo il debito delle aziende». A questo punto l'imprenditore non è più in debito, e la banca è creditrice verso lo Stato, un pagatore meno rischioso del privato. Qui entra in gioco la Cassa depositi e prestiti, che a sua volta può acquistare il debito della banca, nel caso questa non venga rimborsata (si cercherà di concordare una ristrutturazione in 5 anni): l'ente guidato da Bassanini, infatti, ha tempi più lunghi e modalità più convenienti per il saldo. Ovviamente bisognerà avere un fondo di garanzia dello Stato. «Ogni anno - chiude il ragionamento Bassanini - la legge prevederà che la Cdp stabilisca un plafond di risorse. Penso che, essendo il nostro un intervento finale, non serviranno più di 2-3 miliardi l'anno per i cinque previsti dalla ristrutturazione». La seconda linea di intervento attiene ai debiti in conto capitale, che riguardano gli investimenti più a lungo termine delle amministrazioni: la stima parla di una cifra compresa fra i 5 e i 10 miliardi di euro. «Qui i tempi sono più lunghi - ammette Bassanini perché nel momento in cui vengono pagati è necessario trovare le coperture», in modo da non sforare il tetto del 3%. Tuttavia il dirigente ritiene «credibile» la data del 21 settembre fissata dal premier Renzi.
 
CIÒ CHE È STATO FATTO
Qual è lo stato dell'arte dei pagamenti alle imprese? Lo stanziamento complessivo dei governi precedenti era di 47 miliardi, di cui 22,8 sono già finiti nelle mani delle aziende che vantavano i crediti. Sul suo sito, il ministero dell'Economia e delle Finanze mette anche la divisione, ente per ente: 3 miliardi erogati dallo Stato, 12,9 dalle Regioni e dalle Province autonome, 6,8 da Comuni e dalle strutture provinciali. La stima delle necessità è meno precisa. Qualche calcolo l'ha fatto, proprio ieri, Unimpresa, che elaborando dati di Mef, Istat e Banca d'Italia, quantifica gli arretrati in circa 69,5 miliardi. Una sofferenza che riguarda oltre 215mila aziende, il 5% del totale italiano: ben 109mila sono nel comparto dei servizi. In molti casi, sottolinea l'associazione, i ritardi nel saldo dei debiti hanno portato al licenziamento di dipendenti, all'avvio di procedure di crisi, o addirittura al fallimento delle attività coinvolte.

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