Il piano per sbloccare tutti gli arretrati della Pa è pronto, verterà su garanzia statale e anticipazioni di banche e Cassa depositi e prestiti. Tra debiti accumulati prima del 2012 non ancora pagati e nuove "pendenze" relative al 2013 e al 2014 si punterebbe a sbloccare circa 50 miliardi. Queste, secondo fonti del governo, le cifre su cui si sta lavorando in queste ultime ore per tentare di risolvere strutturalmente il problema.
Il premier Matteo Renzi scommette tutto su questo progetto, ma per assicurarsi un esito positivo sarà anche utile trarre insegnamento da quanto accaduto fino adesso, con scelte, comportamenti e risultati completamente diversi in base alle singole amministrazioni locali. Da un'analisi comparata dei dati inseriti sul sito del ministero dell'Economia emerge come ben il 32% dei Comuni italiani non abbia finora partecipato al piano "sblocca debiti" portato avanti dai due governi precedenti.
Il decreto
Si lavora per portare il nuovo decreto al Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, anche se alcuni aspetti tecnici potrebbero richiedere qualche giorno di slittamento. Viene rafforzato il "piano Bassanini" già delineato dal decreto 76/2013 e dalla legge di stabilità, si interviene per rendere le certificazioni vincolanti e si mette un freno ai debiti fuori bilancio regolarizzando i tempi di pagamento per superare le obiezioni Ue (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). L'obiettivo è pagare tutti gli arretrati. Quanto al 2014, 19,7 miliardi sono relativi a risorse già stanziate e in corso di erogazione alle amministrazioni. Altri 2,26 miliardi si riferiscono già da tempo a risorse a disposizione delle Regioni ma non ancora utilizzate. La novità saranno i circa 25-30 miliardi aggiuntivi che, secondo l'esecutivo, non richiederebbero una copertura diretta ma potrebbero essere sbloccati, potenzialmente già nel 2014, con un meccanismo di crediti anticipati dalle banche. Questi crediti, previa garanzia statale, potrebbero poi essere girati in ultima istanza alla Cassa depositi e prestiti.
I dati del Mef
Il monitoraggio per territori condotto dall'Economia, ricostruibile attraverso i dati disponibili online, consente di capire intanto che cosa è accaduto fino a oggi. Al piano "sblocca debiti" varato con il Dl 35/2013 hanno finora partecipato 5.504 Comuni. Vuol dire che il 32% dei municipi italiani non ha né chiesto spazi finanziari sul Patto di stabilità né anticipazioni dalla Cassa depositi e prestiti. Comuni "virtuosi" che non avrebbero debiti arretrati o forse in alcuni casi anche amministrazioni poco solerti o preoccupate di far emergere debiti occulti. Le Regioni con la quota di Comuni partecipanti più bassa sono Trentino Alto Adige (32%), Valle d'Aosta (41%), Piemonte (45%), Liguria e Sardegna (51%). I dati offrono anche altri spunti di interesse. Emerge ad esempio con chiarezza come le regioni settentrionali abbiano puntato soprattutto a ottenere spazi finanziari sul Patto (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno assorbito il 30%), il che vuol dire che avevano risorse in casa, per l'accumulazione dei residui passivi, ma non potevano spenderle. Il Sud invece ha avuto una necessità assoluta di anticipi dalla Cdp, non avendo in cassa liquidità sufficiente a pagare i fornitori (da sola la Campania ha assorbito il 37,7% della torta, le Regioni meridionali nel complesso il 73%). In tutto sono stati chiesti spazi finanziari per 3,83 miliardi e ne sono stati effettivamente impiegati 3 miliardi e 63 milioni. Sono ben 1.192 i Comuni che non hanno ancora utilizzato nulla, a fronte di 2.629 Comuni che hanno già impiegato il 100%. Tra questi Napoli, in testa nella graduatoria con 124,8 milioni utilizzati. Quasi la stessa cifra per Torino (124,7 milioni) davanti a Venezia (110,3) e Milano (92,5). Di sicuro colpisce il dato del Comune di Roma, che ha ottenuto 85 milioni ma finora non li ha impiegati.
Passando alle anticipazioni di liquidità, sono stati già pagati alle imprese 2,69 miliardi di debiti su 2,92 miliardi. In questo caso sono solo 26 i Comuni che non hanno ancora pagato, 1.039 quelli che hanno speso tutto. Anche in questo caso Napoli guida la classifica, con 593,1 milioni pagati, seguita da Torino (238,6), Reggio Calabria (164,3) e Salerno (57,5). La fetta più grossa è stata pagata nei Comuni con meno di 100mila abitanti (1,55 miliardi); 303,3 milioni sono stati saldati nei centri tra 100mila e 250 mila abitanti e i restanti 831,8 milioni nelle città più grandi. Tra quest'ultime, tuttavia, Roma, Milano e Palermo non hanno chiesto anticipazioni.