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Debiti Pa , scatta la procedura Ue - Il Sole 24 ore

  • 04 Feb, 2014
Pubblicato in: Pagamenti
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L'Italia nel mirino di Bruxelles per i ritardi nei pagamenti alle imprese

Nulla è cambiato. Anzi in qualche caso la situazione peggiora pure. La nostra Pa si conferma il peggiore pagatore in Europa: ci mette almeno 6-7 mesi per saldare le sue fatture - contro i 30 giorni che ci ha imposto l'Ue - e a volte supera abbondantemente i mille giorni, imponendo in alcuni casi alle imprese anche clausole "illegali" come la rinuncia agli interessi di mora. E così Bruxelles, dopo tanti annunci, ha deciso di passare ai fatti: ieri è partito l'iter per la procedura di infrazione per la violazione della direttiva Ue sui tempi di pagamento che obbliga appunto ogni Pa a pagare entro un mese (60 giorni per le Asl e per casi specifici).
Adesso l'Italia avrà 5 settimane di tempo per rispondere alle contestazioni sul mancato rispetto delle norme europee (sul cui recepimento invece sembrano appianati tutti i nodi dei mesi scorsi). E se la risposta del nostro Governo non sarà soddisfacente si procederà con la messa in mora, il primo step ufficiale della procedura d'infrazione. Che potrà tradursi, alla fine del suo iter, nell'obbligo di pagare una multa. Un costo, questo della sanzione Ue, a cui si deve aggiungere quello più salato - previsto dal Dlgs 231/2012 che ha recepito la direttiva - che obbliga ogni Pa ritardataria a sborsare l'8,25% di interessi di mora sulle sue fatture: questo significa che il conto finale rischia di lievitare fino a raggiungere, secondo prime stime, i 3-4 miliardi di spesa in più in un anno.
La conferma che l'Italia sia finita formalmente nel mirino di Bruxelles è arrivata dal vice presidente Ue e commissario all'industria, Antonio Tajani, che dopo aver ricevuto venerdì i numeri di Confartigianato con la denuncia di tempi medi di pagamento a 170 giorni, ieri ha visto l'Ance che ha tratteggiato un quadro anche peggiore: le imprese del settore - spiega l'associazione dei costruttori - sono pagate sette mesi dopo l'emissione dello stato di avanzamento lavori (146 giorni oltre i termini fissati dalla legge) con punte che superano i due anni. E anche se nel secondo semestre del 2013 si è registrato un leggero calo dei tempi è ancora l'82% delle aziende di costruzioni a essere colpite dai ritardi. «Non ho un intento punitivo - ha spiegato ieri il commissario Ue- ho aspettato un anno e un mese, ma la situazione anziché migliorare è addirittura peggiorata». «In nessun altro paese i rapporti degli advisor sono stati così negativi», ha aggiunto Tajani che ieri ha risposto anche al ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, che nei giorni scorsi aveva parlato di «evidenze di riduzioni significative» nei tempi dei pagamento della Pa . Evidenze definite «difficilmente dimostrabili» da Tajani che lascia comunque uno spiraglio all'Italia: «Se sarà in grado di dimostrare entro 5 settimane la non violazione della direttiva, non ho problemi a chiudere la procedura». Per ora il Governo aspetta di vedere le carte, come ha spiegato ieri il ministro per gli Affari europei: «Prima di tutto bisognerà vedere cosa ci chiederà esattamente la Commissione Ue», ha spiegato Enzo Moavero Milanesi che ribadisce l'impegno «a rispettare pienamente la direttiva Ue e a procedere a pagare i debiti pregressi». Un fronte sul quale si spera che darà una mano il servizio di supporto per la fatturazione elettronica - obbligatoria dal prossimo giugno - avviato ieri dal Mef.
L'Italia è al momento l'unico Paese sottoposto a una procedura d'infrazione sull'applicazione della direttiva (contro altri Paesi è finito nel mirino il recepimento delle norme come per Germania e Belgio, contro i quali l'Ue ha comunque chiuso la procedura). Il nostro Paese resta il peggior pagatore, seguito da Grecia e Spagna (159 e 155 giorni). L'Austria è la più virtuosa (solo 13 giorni) mentre la media Ue è di 61 giorni.
A strangolare le imprese costringendole a rinunciare alla liquidità non sono poi solo i ritardi. Ma anche le prassi inique imposte dalle Pa , come ha raccontato ieri il presidente Ance, Paolo Buzzetti: si va dalla richiesta a due terzi delle imprese di accettare pagamenti superiori ai 60 giorni all'invito a metà delle aziende di inviare in ritardo le proprie fatture fino all'esplicita richiesta di rinunciare agli interessi di mora (per il 17%).

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