Le Regioni devono ancora pagare il 43% (oltre 265 milioni) alle imprese del biomedicale dei 613 milioni che Assobiomedica stima come quota di settore dei 5 miliardi destinati nel 2013 ai debiti sanitari della pubblica amministrazione dal decreto legge 35/2013. E oltre 260 milioni, il 65% dei 400 milioni arrivati in cassa a settembre, si concentrano in sole cinque Regioni: Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Puglia e Campania. Che non solo secondo l'associazione hanno versato ai creditori l'intero importo ricevuto, ma ci hanno messo anche qualcosa in più dai loro bilanci.
Sono questi dati che l'associazione delle imprese biomedicali ha calcolato per la prima volta dopo l'approvazione del decreto legge e presentato in occasione della sua assemblea a Roma.
Sono ancora al palo invece il Lazio, la Calabria e il Molise che hanno incassato in tutto circa 121 milioni, ma il loro debito è in aumento e raggiunge i 146 milioni. E vanno al rallentatore le altre Regioni che hanno girato alle imprese solo una parte delle anticipazioni ricevute dallo Stato. Tra quelle che non hanno richiesto i fondi dei debiti Pa invece, Lombardia, Marche, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta hanno comunque ridotto il debito di circa 53 milioni. Tranne la Basilicata invece, dove al contrario è aumentato di circa 1,5 milioni.
Per le imprese del biomedicale si tratta di una boccata di ossigeno, confermata dal calo dei tempi di pagamento ad agosto 2013 che per i biomedicali hanno raggiunto il valore più basso dal 1997 a oggi: 256 giorni medi a livello nazionale, con il picco massimo però di 970 giorni in Calabria e il minimo di 73 giorni in Valle d'Aosta. E se il trend proseguirà in questo modo i giorni di ritardo medi nazionali dovrebbero assestarsi, a fine ottobre, intorno ai 240 giorni, con un netto calo (16 giorni) in soli due mesi.
Secondo i dati diffusi da Assobiomedica le Regioni dove i risultati sono migliori sono la maggior parte di quelle in cui sono concentrate le imprese (circa il 56% è nelle sole Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana) e la maggior quota di fatturato (le stesse Regioni fatturano il 73% circa del totale). E anche quelle in cui si concentra la maggior parte delle start up innovative nel settore dei biomedicali: quelle censite ad aprile 2013 erano 214, oggi già ne sono state individuate quasi 250.