I dati di
dettaglio sull'andamento dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione,
forniti dal ministero dell'Economia la scorsa settimana, danno anche l'idea
delle diverse velocità con cui si stanno muovendo le amministrazioni a livello
locale e centrale. Secondo l'ultimo aggiornamento datato 24 settembre le Regioni
contendono alle Province il primato degli enti pagatori: le prime raggiungono il
100% degli importi assegnati dal decreto legge 35/2013 per i debiti non sanitari
(1,44 miliardi pagati da luglio a oggi), mentre le Province vantano un 88% di
saldo arretrati su un totale di 1,2 miliardi assegnati (si veda anche la tabella
a fianco).
La percentuale si abbassa al 43% per i Comuni, e al 17% per i
ministeri. In tutto sono stati versati ai fornitori 11,3 miliardi sui 17 a
disposizione delle Pa.
Le amministrazioni centrali
I ministeri hanno 3,1
miliardi in tutto: 2,5 sotto forma di incremento rimborsi fiscali (già
interamente disponibili per i creditori) e 680 milioni per i pagamenti dei
ministeri. Di questi ultimi finora ne sono stati saldati solo 113 milioni. Le
percentuali più basse si registrano per la Giustizia (pagato solo l'1,4% dei 135
milioni) e per gli Esteri (2,2). Ma anche il Viminale non se la passa meglio: un
debito record di quasi 300 milioni e solo 29 già saldati. Per i ministeri le
informazioni sono ferme al 6 agosto. Su chi è più indietro l'Economia ha già
avviato verifiche.
Regioni e Province
Per i debiti extra sanità nove
Regioni hanno richiesto 2,2 miliardi. Ne hanno ottenuti 1,4, interamente pagati
al 19 settembre ai creditori. Sul fronte sanitario 14 sono le Regioni destinarie
di fondi extra per un totale di 4,2 miliardi arrivati e 3,9 pagati alle imprese.
Anche in questo caso però le difficoltà in cui si dibatte il Sud offuscano i
risultati importanti. All'appello, per la sanità, mancano big come Campania (588
milioni) e Calabria (101 milioni). Per gli altri settori si attendono ancora i
piani di copertura di Sardegna e Sicilia.
Secondo il monitoraggio Upi 29
province sulle 107 che hanno richiesto risorse hanno già pagato tutto. Qui
brilla anche il Sud: 100% di pagamenti per i dieci milioni di Sassari, e per gli
8,5 di Messina.
I Comuni
Il dato che inchioda al 43% lo smaltimento dei
Comuni va interpretato. Mentre il monitoraggio su chi non avendo liquidità ha
scelto le anticipazioni della Cassa depositi e prestiti è dettagliato e segnala
risorse quasi esaurite (pagati da questi enti 1,5 miliardi su 1,4), le
informazioni su chi ha chiesto l'allentamento del Patto di stabilità sono su un
campione pari al 50% e registrano un avanzamento dei pagamenti pari all'80 per
cento.
Procedure complesse
Questa difficoltà è solo una delle tante che si
affrontano per seguire fino all'ultimo miglio il flusso dei 17 miliardi
disponibili. Pesano anche le procedure complesse, compresa la certificazione dei
debiti non ancora pagati: anche dopo la scadenza del 15 settembre per immettere
lo stock residuo nella piattaforma, come ammette il ministro Fabrizio Saccomanni
nel Def, «non possono essere fornite quantificazioni».
Non sempre poi quello
che risulta «pagato» è stato materialmente accreditato all'ultimo fornitore. I
motivi sono tanti: a volte il doppio livello Regione-ente locale-impresa
moltiplica i tempi, altre volte sono le verifiche richieste sui creditori a
rallentare. Basta un documento mancante per far inceppare tutto l'ingranaggio.