Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, dai microfoni di «Radio Anch'io» ha rilanciato ieri la necessità che l'esecutivo dia «un colpo di reni, una svolta con misure che abbassino il costo del lavoro». Ma non solo. «Bisogna poi avviare le riforme istituzionali e completare i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Aspettiamo con ansia - ha sottolineato Panucci - che venga completato il monitoraggio il prossimo 15 settembre». In autunno scatterà infatti la fase due dello sblocca-debiti nel tentativo di accelerare i pagamenti della Pa alle imprese. E proprio il 15 settembre dovrebbe essere completato il monitoraggio sull'effettiva consistenza degli arretrati. «È importante - aggiunge il dg di Confindustria - che il governo vari una completa strategia di liquidazione dei debiti». Certo, l'acuirsi delle tensioni politiche nella maggioranza «è una forte preoccupazione». Per Viale dell'Astronomia, infatti, la stabilità di governo «è una precondizione essenziale» per varare in autunno gli altri provvedimenti necessari ad agganciare la ripresa. Secondo Panucci, il "decreto del fare", che dovrebbe essere approvato oggi in via definitiva, «è un buon provvedimento: singolarmente non è risolutivo, ma considerato nell'ambito della serie di interventi che il Governo ha varato e che si appresterà a varare in autunno può avere un buon impatto sull'economia». «Sono misure che toccano alcuni dei punti nodali per la ripresa economica, a partire da investimenti e semplificazioni. Nel dibattito parlamentare il provvedimento non è stato indebolito, ma anzi in alcuni aspetti rafforzato, come per quanto riguarda il pacchetto delle semplificazioni», ha aggiunto Panucci. Che ai microfoni di «Radio Anch'io» ha parlato anche del tetto agli stipendi dei manager delle società pubbliche: «Bisognerebbe fare meno demagogia e tenere più in conto il merito e il lavoro che svolgono, se il compenso è meritato è giusto riconoscerlo nella sua interezza. Dunque la ratio della norma si giustifica in questo periodo di difficoltà comune, ma non a regime: i compensi dovrebbero essere basati su parametri che devono guardare al merito e ai risultati».