Per di più, come risulta dal modello pubblicato sul sito del ministero dell'Economia, viene assegnata priorità ai crediti in essere alla data del 31 dicembre 2012 e non ancora pagati rispetto a quelli saldati a partire dai primi giorni del 2013. Anche con questa modalità si "privilegia" il ritardo nei pagamenti. Peraltro peggiore, e di molto, è la situazione degli enti locali che per rispettare le leggi e le clausole contrattuali non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi del Patto di stabilità dell'anno 2012. Essi infatti sono soggetti nel 2013 a pesanti sanzioni: taglio del fondo di solidarietà o del fondo perequativo, divieto di procedere a qualsiasi assunzione di personale, riduzione della spesa corrente, taglio del 30% alle indennità degli amministratori, divieto di far ricorso all'indebitamento per finanziare investimenti, ed altre ancora. Inoltre, secondo l'articolo 1, comma 122, della legge 220/2010, l'importo complessivo delle sanzioni finanziarie (la diminuzione dei fondi) irrogate alle Province e ai Comuni che non hanno rispettato il Patto di stabilità nel 2012, corrispondente alla somma degli "sforamenti" del patto stesso da parte dei singoli enti, sarà distribuito, in termini di maggiori spazi finanziari, agli enti che hanno rispettato il Patto di stabilità nel medesimo esercizio; pertanto anche a favore degli enti che, violando leggi e contratti, non hanno pagato i loro fornitori e, di conseguenza, hanno beneficiato della norma in esame. Per ragioni di elementare giustizia, in sede di conversione del decreto, il Parlamento dovrebbe intervenire con norme, almeno in parte, riparatrici e compensative.