Uno strumento di non facile redazione, che ha impegnato la massima burocrazia interna, non sempre autosufficiente nell'adempimento, in relazione alle decisioni assunte al riguardo dal Consiglio comunale, tenuto a deliberare l'ok alla procedura anti-default e, successivamente, lo strumento risanatore.Una procedura difficile, attesa la complessità redazionale del previsto piano decennale, soprattutto in riferimento alla sua concreta fattibilità. Peraltro in contraddizione "ideologica" con la ratio delle sanzioni previste nel Dlgs 149/ 2011 a carico degli amministratori locali resisi incapaci.
Ma ecco l'intoppo, derivante dal solito difetto di legiferare in modo emergenziale, nel senso di soddisfare via via le istanze più di moda. Un'abitudine tesa a rendere il prodotto legislativo frammentario e scoordinato a tal punto da modificare, spesso negativamente, un istante dopo ciò che è stato deciso, positivamente, un attimo prima.È così intervenuto il Dl 35/2013, impegnato oggi in un difficile percorso di conversione, che ha offerto l'opportunità agli enti locali istanti di accedere a ulteriori risorse, rispetto a quelle ordinarie messe a disposizione dal Fondo di rotazione (articolo 4 del Dl 174/2012), per soddisfare le pretese creditorie arretrate delle imprese e professionisti. Un finanziamento da restituire in un trentennio, in quanto tale incompatibile con i dieci anni concessi, come termine massimo, agli enti locali per portare a compimento il loro intervento di risanamento finanziario. A seguito di questo provvedimento si è resa, ovviamente, necessaria la previsione normativa che imponesse agli enti, che avevano già deliberato il loro strumento di risanamento decennale, di rivederlo sensibilmente, tenendo nel dovuto conto la nuova opzione offerta dal Dl 35/2013. Non è finita qui. Stessa cosa dovrà avvenire, infatti, a seguito del decreto legge in itinere sulla sospensione dell'Imu, dal momento che - quantomeno per l'anno in corso (il primo dei 10 anni previsti per l'auspicato risanamento finanziario) - ai Comuni interessati al riequilibrio verrebbe a mancare la principale fonte del loro finanziamento fiscale.Un'opzione, quella di assottigliare comunque il gettito dell'Imu, propedeutica a mandare in tilt le attuali casse dei Comuni. Non solo di quelli - salvo ripensamento o rinsavimento in corso di conversione impegnati nell'anzidetta procedura di riequilibrio, dal momento che senza l'Imu gli equilibri di bilancio diverranno ovunque impossibili.Anticipazioni di tesoreria con interessi a carico dello Stato, a titolo di "risarcimento"? Poco credibile, e con impatto del debito pubblico.