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Tagli ai ministeri e all'editoria per pagare i debiti alle imprese - La Repubblica del 14 maggio

  • 14 Mag, 2013
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Una "manovrina" da 600 milioni a copertura del decreto che sblocca 40 miliardi in due anni di crediti scaduti della Pubblica amministrazione verso le imprese. Decreto approvato ieri in commissione Bilancio della Camera - con i voti anche di Sel e l'astensione di Lega e M5S - e che oggi approda in aula per la votazione finale, prima di passare al Senato (il decreto scade il 7 giugno).

La "manovrina" non mette nuove tasse, ma toglie di fatto risorse allo Stato centrale, ovvero ai ministeri, per riversarle agli enti locali. Suscitando inevitabili polemiche. Scongiurata l'estensione delle accise alle sigarette elettroniche per il veto del ministero della Salute che potrebbe considerarle prodotti paramedici soggetti solo ad Iva - così come l'aumento di quelle sull'alcool, governo e maggioranza sono andati a pescare anche nei fondi per l'editoria, negli aiuti destinati ai Paesi in via di sviluppo, nella quota dell'otto per mille allo Stato, nel fondo per ridurre la pressione fiscale. Senza considerare che nei bacini ministeriali si tagliano, seppur per cifre modeste (qualche milione di euro), anche Protezione civile, edilizia abitativa, politiche socialie per il lavoro, sostegno ad agricoltura e imprese. Il grosso dei denari - 560 milioni per il 2014 e 570 per il 2015, necessari per coprire la spesa per interessi legata all'emissione di Btp da parte dello Stato - viene tuttavia dalla scure sulle spese dei dicasteri, per l'80% da Economia, Difesa e Infrastrutture. Tenuto fuori il Miur (istruzione e università), così come tutti i fondi destinati a ricerca e sviluppo: spese intoccabili, aveva giurato in tv il premier Letta, pena dimissioni. Va detto che questi denari, almeno per il 2014, sono solo "accantonati" per prudenza, perché lo Stato conta di coprire la cifra con l'Iva di ritorno dalle fatture pagate alle imprese. Dal 2015, però, saranno tagli veri.

La parte restante delle risorse minimale e cioè 17 milioni per il 2014 e 70 a partire dal 2015, per coprire il "patto di stabilità verticale" che redistribuisce 2 miliardi dalle Regioni a Comuni e Province - oltre che da alcuni fondi di ministeri (Economia, Lavoro ed Esteri) sarà attinta, come si diceva da: editoria (17,35 milioni dal 2015), aiuti ai Paesi poveri (12 milioni dal 2015), otto per mille (2 milioni nel 2014 e 19 dal 2015), fondo tagliatasse (10 e 5 milioni nei due anni). Anche se «il governo si è impegnato a ripristinare questi tagli fatti in emergenza sul 2015 già con la prossima legge di Stabilità» in autunno, ha precisato in serata Francesco Boccia, presidente pd della commissione Bilancio, secondo cui «il testo esce snello, non ci saranno decreti attuativi da fare». Peraltro, alla fine del censimento (a metà settembre), «i crediti vantati dalle imprese saranno intorno ai 90 miliardi, se non di più». Non a caso, spiega il relatore pd Marco Causi, nel decreto è stata inserita una norma che consentirà alla legge di Stabilità di proseguire il programma «con adeguate operazioni» finanziarie. «Puntiamo al modello spagnolo: crediti certificati garantiti dallo Stato e acquistabili da banche e Cassa depositi e prestiti, per andare oltre il plafond dei 40 miliardi senza fare altro debito pubblico». Nel decreto inserita anche la compensazionedei crediti con le cartelle di Equitalia emesse fino al 31 dicembre 2012.

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