Di questi, 3,5 miliardi andranno ai Comuni e circa un miliardo finirà invece alle Province. Il decreto del ministero, che sarà pubblicato nelle prossime ore sulla «Gazzetta Ufficiale», è giunto dunque al traguardo nei termini. La prima tranche di liquidità (4,5 miliardi complessivi) doveva arrivare entro il 15 maggio e così è stato. Il primo elemento che balza agli occhi è che all'appello mancano circa 700 milioni. Di questi, 500 milioni sono indirizzati ai Comuni, che tramite la piattaforma della Ragioneria generale dello Stato avevano chiesto oltre 4 miliardi, e 200 per le Province, che avevano chiesto spazi per quasi 1,2 miliardi. La loro assenza è comunque temporanea, perché per ottenerli gli enti locali dovranno aspettare il decreto ministeriale che deve distribuire i restanti 500 milioni di allentamento del Patto di stabilità previsto dallo sblocca debiti; e che deve arrivare entro il 15 luglio. Ma, numeri alla mano, neanche quell'atto basterà visto che dovrà tenere conto delle nuove richieste fatte eventualmente pervenire da sindaci e presidenti di Provincia entro il 5 luglio. Per cui bisognerà ricorrere agli spazi aggiuntivi di liquidità previsti dal Patto verticale incentivato da 1,2 miliardi (su cui si veda articolo qui sotto).
Tornando al decreto emanato ieri, non è tanto il testo a essere importante, visto che si limita a ricordare che la ripartizione avverrà in due tranche e che, nel procedere alla ripartizione, sono stati rispettati i criteri decisi la scorsa settimana in Conferenza Stato-città. A cominciare dalla corsia preferenziale accordata ai debiti di conto capitale non estinti alla data dell'8 aprile rispetto a quelli che nel frattempo sono stati pagati. Tant'è vero che alle Province per la prima categoria sono stati riconosciuti 719 milioni contro i 298 della seconda. Il cuore del provvedimento è nelle 117 pagine di allegato che elencano i pagamenti relativi a debiti certi a fine 2012 liberati dalle grinfie dei vincoli finanziari in ogni Comune e in ogni Provincia, distinti nelle due tipologie: quelli ancora da effettuare e quelli (per 1,25 miliardi di euro) che sono già stati onorati nei primi mesi di quest'anno e che vengono esclusi ex post dai calcoli del Patto. L'entità dei bonus, e la loro distribuzione fra debiti pagati e non pagati, sono un ottimo indicatore dello stato di salute dei diversi enti locali e soprattutto dell'altezza raggiunta dalla massa di arretrati che si è accumulata nelle loro casse. Tra i capoluoghi di Regione, il via libera più significativo arriva a Venezia, che si aggiudica 124,4 milioni di euro divisi quasi equamente fra pagamenti ancora in attesa e fatture già saldate. Napoli arriva appena dopo, con 115,1 milioni di euro, ma nel caso del capoluogo partenopeo l'82,5% delle risorse servono ad accompagnare fatture ancora incagliate. Più o meno identica la distribuzione a Roma, che ottiene 55,5 milioni contro i 93,2 destinati a Milano.Tra i municipi in condizioni migliori spicca invece Bologna, che ha chiesto poco e libera 3,7 milioni, e di Trento, che riceve un bonus da 3,6 milioni quasi tutti relativi a fatture che comunque sono già state pagate dal Comune (gioie dell'applicazione flessibile del Patto nelle Regioni a Statuto speciale del Nord, come confermano i numeri di Trieste e addirittura l'assenza dalla partita di Bolzano): a Campobasso, invece, l'intera somma prevista dal decreto è riservata a debiti ancora da pagare. Tra le Province, la dote più consistente arriva a Milano (132,8 milioni), che doppia Roma (66,3).