oche le modifiche apportate dall'aula, che vanno a completare un provvedimento che sblocca poco meno di 40 miliardi in due anni, 2013 e 2014, di pagamenti dovuti da amministrazioni centrali, enti locali e Regioni a imprese, professionisti e cooperative. Ieri si è intervenuto modificando in parte le coperture legate all'ampliamento del patto si stabilità regionale e soprattutto introducendo un censimento mensile sull'andamento dei pagamenti da pubblicare nel sito del ministero dell'Economia. Tornando al lavoro svolto in commissione, non sono mancate modifiche che dovrebbero rendere più fluido il meccanismo di pagamento anche se su alcuni punti, a partire da un incremento della dote disponibile, si è dovuto fare i conti con i limiti di copertura. Gli stanziamenti destinati all'istruzione, alla ricerca e all'Expo 2015 di Milano vengono esclusi dai tagli lineari ai ministeri che il decreto dispone a copertura dei maggiori interessi del debito pubblico determinati dall'emissione di titoli di Stato per 20 miliardi sia nel 2013 che nel 2014. L'articolo 1 (pagamenti degli enti locali) prevede ora che l'esclusione dal patto di stabilità valga anche per i pagamenti di debiti di parte capitale iscritti fuori bilancio. Si crea poi una doppia corsia per i debiti di Comuni e Province: gli spazi finanziari messi a disposizione per l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità (5 miliardi) devono essere assegnati prioritariamente a debiti maturati al 31 dicembre 2012 e non ancora estinti al 9 aprile 2013 (data di entrata in vigore del Dl), ma se ci saranno risorse non utilizzate queste potranno coprire anche pagamenti di debiti di parte capitale già effettuati prima del 9 aprile. Salta la norma che costringeva i Comuni che chiedono una maggiore anticipazione di tesoreria a vincolare una corrispondente quota del gettito Imu. Sul fronte semplificazioni, spicca la decisione di limitare a un solo decreto ministeriale (e non più due) la ripartizione delle risorse destinate a debiti regionali non sanitari nel biennio. Passando invece ai debiti sanitari, è stato accolto un emendamento M5S che indica la riduzione della spesa corrente come scelta prioritaria per le Regioni che dovranno coprire il rimborso dei prestito ottenuti dallo Stato per pagare i debiti. Lo scopo è evitare che i governatori ricorrano ad aumenti di imposte.
Un intero pacchetto di modifiche riguarda le compensazioni: certificazioni con data certa di pagamento, raggio d'azione più ampio per le compensazioni tra debiti fiscali e crediti commerciali e obbligo di allegare in dichiarazione dei redditi l'entità dei crediti vantati con la Pa (si veda altro articolo a pagina 2). Via libera all'emendamento Vignali (Pdl)-Marchi (Pd) che prevede la possibilità di intervento sostitutivo dello Stato in caso di inadempienza delle regioni e degli enti locali. In chiave trasparenza, passa l'obbligo per le amministrazioni competenti di pubblicare nei propri siti internet i provvedimenti relativi ai pagamenti. Fin qui i contenuti. Il dibattito parlamentare di ieri non è stato tuttavia in discesa, si è trattato anzi di un debutto a ostacoli per quello che in questa legislatura è stato il primo voto di merito a Montecitorio su un provvedimento di legge. A partire dal presidente Laura Boldrini, in difficoltà prima nel gestire l'ira del capogruppo Pdl Renato Brunetta che accusava il presidente di Montecitorio di avere due pesi e due misure sugli incidenti di sabato scorso a Brescia e poco dopo nel gestire lo scontro tra il Movimento 5 stelle e il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia. M5S premeva per la riformulazione in aula di un emendamento (già bocciato in commissione) per la costituzione di un fondo per le Pmi con le somme dei rimborsi elettorali non incassati dalle forze politiche. In extremis l'emendamento è stato ritirato per essere trasformato in un ordine del giorno.
Nel mezzo si è assistito alle maggioranze variabili su alcuni temi specifici, come quello sull'obbligo di comunicazione al fisco da allegare alle dichiarazioni dei redditi dei dati sui crediti vantati dalle imprese: Scelta civica con Enrico Zanetti si è opposta all'obbligo di comunicazione introdotto in commissione Bilancio, nonostante il parere contrario dei relatori (Marco Causi del Pd e Maurizio Bernardo del Pdl), alleati di maggioranza, e il Governo che, di fatto contrario a stralciare l'obbligo di comunicazione, si è rimesso al voto dell'Aula. A sostenere maggioranza e Governo è arrivato il M5S che in nome della trasparenza e tralasciando ogni evidente appesantimento burocratico per le imprese ha votato con Pd e Pdl contro lo stralcio chiesto da Scelta civica