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Il governo accelera sul dl debiti Saldare tutti i conti entro il 2015 - Il Tempo del 22 maggio

  • 22 Mag, 2013
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Il governo Letta non molla su uno dei provvedimenti più sensati per il rilancio dell'economia. E cioè il decreto sui pagamenti della pubblica amministrazione che sblocca una parte consistente del debito accumulato dallo Stato e dagli enti locali nei confronti delle imprese private. È una partita fondamentale perché immette nell'economia un flusso di liquidità pari a circa 40 miliardi di euro in due anni. Una boccata d'ossigeno per le aziende alle prese con una crisi di credito senza precedenti e che può rimettere in moto un'economia completamente ferma.

Non c'è tempo da perdere però. E ieri Letta nella sua comunicazione al Senato sulla posizione del governo al Consiglio europeo lo ha ribadito: «Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione è un'operazione che vogliamo accelerare e alla quale diamo estrema priorità». Fare presto è l'imperativo categorico per una motivazione molto semplice che, a Letta e Saccomanni, è stata ricordato dal vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani, nell'incontro di lunedì scorso e cioè che, a partire dal 2015, entrerà in vigore in modo operativo il Fiscal Compact, un trattato con regole di contabilità ancora più stringenti e che renderà più difficile il pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. In particolare la possibilità di ricorrere ad altro debito per pagare i conti agli imprenditori sarà quasi impossibile visto l'obbligo di portare il debito al 60% del Pil in 20 anni e che, a spanne, costerà tagli di debito per circa 40 miliardi all'anno per un ventennio. Una camicia di forza sottoscritta senza quasi battere ciglio nel pieno della crisi dello spread ma che rischia di vincolare lo sviluppo del Paese per molti anni a venire.

È chiaro che per reperire risorse necessarie a pagare i primi impegni sarà necessario emettere debito aggiuntivo rispetto allamole mostruosa degli oltre 2 mila miliardi già in essere. Ma la nuova accensione non sarà bacchettata dall'Europa. Esiste una sorta di via libera di Bruxelles che consentirà all'Italia non appena fuori dalla procedura di deficit eccessivo di avvicinarsi al tetto del 3% del deficit rispetto al Pil senza rischiare nuove sanzioni. Un margine di flessibilità recuperato nella capacità di spesa pubblica che, in tempi di vacche magre, è una boccata di ossigeno fondamentale per il rilancio degli investimenti pubblici. E in un ultima analisi per creare Pil. Ma a vigilare c'è un elemento nuovo da molti sottovalutato. Il nuovo corso della Ragioneria Generale dello Stato dopo l'uscita di Mario Canzio e l'arrivo di un' intelligenza targata Banca d'Italia come Daniele Franco. Fortemente voluto dal ministro Saccomanni Franco porta nella stanze del dicastero dell'Economia un'autentica rivoluzione nel modo di concepire la contabilità pubblica. Un nuovo modello,spiegano fonti vicine al dossier, che sposta l'ottica della gestione dei flussi di cassa da una visione statica a una gestione dinamica. Stop alle previsioni basate sulla spesa storica e sulle evoluzioni ipotizzate a vantaggio di strumenti che lavorano sulla complessità delle decisioni di politica economica. Sarà comepassare da un sistema con due assi cartesiani, dunque bidimensionale, a un altro più evoluto basato su uno spazio multivettoriale. A più direzioni nello spazio e quindi in grado di autovalutare tutti gli effetti anche quelli indiretti di una decisione politica. Una carenza evidenziata in maniera palese, ad esempio, con il caso degli esodati prodotti dalla riforma pensionistica, modello di quello che succede quando una scelta non considera tutte le variabili in campo creando effetti collaterali, non solo indesiderati, ma anche non messi nemmeno in conto. Un cambio di passo sul quale Saccomanni punta per trasformare la Ragioneria in una «casa di vetro». Con una maggiore condivisione delle informazioni e il superamento di blocchi e piccoli feudi nei quali si impantanavano le richieste dei governi precedenti. Nella stanza del Ragioniere in una teca è conservata la copia cartacea del libro del debito pubblico, una penna d'oca e un calamaio. Forse nel passato la teca era rimasta aperta e la penna utilizzata ancora. Ora si cambia. Si spera che la teca sia cementata. Arrivano tecnologie e controllo dei flussi di cassa in tempo reale. Tecnologia Bankitalia che già oggi contrappone un bilancio di cassa a quello, ormai obsoleto, di competenza del Tesoro.

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