In particolare il ministro delle Politiche comunitarie, Enzo Moavero, avrebbe avuto un ruolo propulsivo molto importante sulla direzione generale Ue degli Affari Economici e Monetari per far passare la norma che tramuterebbe in legge la proposta del presidente della Cdp, Franco Bassanini: in sostanza, l'idea partorita in sede Astrid di utilizzare la spa del Tesoro per riacquistare parte degli 11 miliardi di euro rimasti nei bilanci delle banche, e non ancora con una garanzia dello Stato né rimborsati, rientrerebbe in quel percorso di velocizzazione del pagamento dei debiti della Pa individuato mesi fa dai commissari Olli Rehn e Antonio Tajani. Quella particolare deroga, come si ricorderà, permise al governo Monti di mettere in piedi un decreto per il pagamento della prima tranche di debiti, 40 miliardi di euro su un plafond che varia tra i 90 e i 120, senza far sforare il limite del 3% di rapporto deficit-Pil. Ora, secondo i funzionari comunitari, l'Italia non correrebbe questo rischio approvando l'emendamento Bassanini, né una mossa del genere farebbe rientrare la Cdp nell'alveo della pubblica amministrazione, con tanto di aumento del debito pubblico, la paura che ha bloccato finora ogni via libera dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Va da sé quindi che, sulla base di una notizia del genere, l'ex direttore generale della Banca d'Italia potrebbe cambiare atteggiamento se ricevesse precise rassicurazioni da Bruxelles. La decisione dovrebbe arrivare a giorni, forse anche prima di venerdì, quando scadrà il termine in commissione Bilancio del Senato per presentare gli emendamenti al dl, e qualche giorno prima la molto probabile fine della procedura d'infrazione decretata dalla Commissione europea. Anche questo step, come raccontato sul numero di ieri, è importante perché nelle sei raccomandazioni che l'Europa invierà all'Italia per permetterle di rientrare nel club di serieA dei conti pubblici europei c'è proprio un'ulteriore velocizzazione dei pagamenti dei debiti dello Stato entro e non oltre il 2014. Intanto si limano altre misure per rafforzare il provvedimento che scade il prossimo 7 giugno. Ieri l'Anci ha chiesto al governo un ulteriore sforzo per escludere del tutto i piccoli comuni dai vincoli del Patto di stabilità. In particolare grazie agli emendamenti approvati alla Camera i comuni potranno escludere, nei limiti di 5 miliardi, dai vincoli dell'accordo sui bilanci non solo i pagamenti dei debiti in conto capitale maturati entro il 31 dicembre 2012 e non ancora pagati, ma anche i pagamenti della stessa natura già effettuati prima del 9 aprile 2013; con il nuovo Patto di stabilità verticale, inoltre, le Regioni metteranno a disposizione di Province e Comuni spazi finanziari per circa 1,2 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014 per pagamenti di debiti di parte capitale, anche successivi al 31 dicembre 2012, che saranno esclusi dai vincoli del patto. In particolare si tratta di 954 milioni di euro all'anno per i Comuni, di cui almeno il 50% a favore dei piccoli Comuni con popolazione compresa tra i 1.000 e i 5.000 abitanti. Una bella boccata d'ossigeno per un fenomeno che continua a preoccupare: l'Istat ha certificato che nel 2012 i debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche ammontavano a 63,1 miliardi, e oltre la metà apparteneva al comparto sanità. Per arrivare a quota 90 miliardi stimati da Bankitalia si devono aggiungere tutti i debiti contratti all'interno dello Stato tra varie amministrazioni.