Per capire il problema occorre richiamare alla mente il doppio strumento messo in campo dal decreto «sblocca-debiti» per mettere le amministrazioni locali in condizione di onorare le proprie fatture arretrate. Il primo, appunto, è quello dei «bonus», cioè i 5 miliardi di euro che i Comuni possono pagare senza conteggiarli nei risultati di bilancio da ottenere per rispettare il Patto di stabilità. In molti Comuni, però, oltre agli spazi finanziari mancano anche le risorse liquide per pagare i propri creditori, e per questa ragione la Cassa depositi e prestiti ha messo in campo anticipazioni di liquidità da 3,6 miliardi di euro (4 nella versione originaria del decreto, prima che 400 milioni venissero "girati" ai rimborsi per i sindaci dei tagli di troppo subiti nel 2012 in relazione all'Imu calcolata sugli immobili di proprietà comunale). Di conseguenza, ogni sindaco avrebbe dovuto chiedere il «bonus» al ministero e poi, se le sue casse fossero state vuote, l'assegno alla Cassa depositi e prestiti. In questo quadro, non ha ovviamente senso la situazione contraria, cioè l'anticipazione dalla Cdp senza il bonus dall'Economia, perché così facendo si ottengono risorse che rimangono comunque bloccate dal Patto di stabilità.
A spulciare gli elenchi ufficiali predisposti da ministero dell'Economia e Cassa depositi e prestiti, emerge però che questi casi "contro-natura" di Comuni con anticipazione dalla Cdp ma senza bonus dall'Economia sono parecchi: 364, cioè praticamente un quarto degli 1.500 enti a cui sono state assegnate le risorse targate Cdp.
Una parte di questi casi è spiegabile con la dimensione del Comune, perché se l'ente non raggiunge i 1.000 abitanti è escluso dal Patto di stabilità e non ha bisogno del «bonus». Da Vasto a Peschici (Fg), da Stilo (Rc) a Calvizzano (Na), sono però tantissimi i Comuni che devono rispettare il Patto, ma sono assenti dall'elenco dei bonus. Alcune amministrazioni locali, interpellate, giurano di aver fatto domanda nei tempi previsti: resta da capire dove la procedura si è incagliata. C'è ancora tempo per rimediare, perché entro il 5 luglio i sindaci possono richiedere la seconda tranche dei «bonus»: anche perché, visto che le risorse totali non cambiano, un loro inserimento ex post imporrebbe di ritoccare al ribasso i bonus per i pagamenti assegnati a tutti gli altri Comuni.