Da quel momento Regioni, Province, Comuni dovranno fare i conti sia con i vecchi oneri imposti dalla versione originaria del Dl, sia con le nuove incombenze inserite durante l'iter parlamentare del testo. A cominciare dall'obbligo di indicare la data certa entro cui salderanno le loro obbligazioni in sospeso con le risorse ricevute grazie al provvedimento. Nel frattempo anche il Governo dovrà fare i "compiti a casa". Specie sulla riscossione. Per effetto di un emendamento del M5S, fatto proprio dall'intero emiciclo, che impegna l'Esecutivo a sospendere le cartelle esattoriali di importo pari o inferiore al credito che le aziende vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
Un impegno che il sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti, ha inizialmente respinto al mittente per poi doversi rimettere al parere dell'assemblea. Alla luce della sostanziale convergenza di tutti i gruppi politici l'esponente del Pdl ha preso atto della «sensibilità» dimostrata dai deputati. Comunque sia, Giorgetti ha voluto precisare che la sospensione delle cartelle esattoriali in questione potrebbe trovare posto a breve in uno strumento più idoneo che è quello della delega fiscale in cui esiste già un capitolo dedicato interamente alla riscossione. Inoltre, il rappresentante del Governo, prima di rimettersi al parere dell'aula, ha voluto anche puntualizzare, in relazione ai dati relativi al 2012, che i crediti compensabili con i debiti tributari, ammontano a una «quantità assolutamente ridotta». Anche se non stimabile la somma è di fatto uno spicchio di quel miliardo e mezzo complessivo iscritto nel bilancio dello Stato sotto la voce «contenzioso». Fermo restando che non tutte le imprese in contenzioso sono in credito con la Pa e le autonomie locali.
Ci sono poi altri aspetti del Dl 35 che avrebbero richiesto un intervento correttivo della Camera. E che non è potuto arrivare perché la dead line per la conversione era fissata domani e ogni eventuale riscrittura avrebbe reso necessario un quarto passaggio a Palazzo Madama. Con il rischio di sforare i termini e far decadere l'articolato. A parlare di criteri di ammissibilità «non coerenti» per alcune novità volute dal Senato è stato il relatore a Montecitorio, Francesco Boccia (Pd), su input dei tecnici della Camera. Con un chiaro riferimento alla misura che prevede «l'esclusione dei componenti delle commissioni tributarie soprannumerari dall'elettorato attivo e passivo per le elezioni per il rinnovo del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria».
Senza dimenticare il nodo politico che avvolge la «fase due» dei pagamenti. E cioè quali altre iniziative mettere in campo per smaltire l'intero arretrato delle Pa. Che Bankitalia ha di recente quantificato in 90 miliardi. Una via passa per la doppia garanzia statale introdotta nel Dl la settimana scorsa al Senato che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe rendere più conveniente per le banche accettare la cessione dei crediti. Un'altra strada, forse la principale, porta invece alla nota di variazione al Def 2013 e alla legge di stabilità 2014 che dovranno contenere le nuove iniziative legislative per la liquidazione del sospeso.
In quest'ottica è importante però che le Pa rispettino i doveri sanciti dal testo. Ad esempio, chi ha già ottenuto gli spazi finanziari per sforare il Patto di stabilità oppure le anticipazioni di liquidità tramite la Cdp deve provvedere al pagamento dei crediti entro 30 giorni. Ricordandosi però di comunicare ai creditori anche la data entro la quale le fatture saranno saldate. Un adempimento che il passaggio a Palazzo Madama ha tramutato da facoltà in obbligo. Chi invece non ha ricevuto gli spazi finanziari potrà sfruttare la seconda finestra che si chiude il 30 giugno.