Gli assenti non sono pochissimi: secondo le cifre contenute in una nota riservata della Ragioneria dello Stato (che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare) sono 875 le amministrazioni mancanti, su un totale di 6.247 che avevano la possibilità di iscriversi alla piattaforma e prenotare spazi finanziari per l'allentamento del patto di stabilità interno. Gli assenti valgono quindi il 14% del totale degli enti interessati.
Al contrario, si sono iscritti alla piattaforma del Tesoro 5.265 Comuni e 107 Province. A mancare ancora all'appello sono soprattutto gli enti più piccoli: ben 717 sul totale di 875 sono i Comuni tra i mille e i 5mila abitanti, come prevedibile i più in difficoltà anche perché coinvolti solo da quest'anno nei vincoli del patto di stabilità interno. Peraltro, sulle cifre non c'è ancora uniformità: secondo il monitoraggio dell'Associazione dei costruttori (Ance) gli assenti sarebbero un po di più, circa 1.300, con un 50% delle realtà del Trentino Alto Adige e un 34% della Sardegna non ancora iscritte. La discordanza potrebbe essere però imputabile anche alla lentezza con cui si completa il processo di accreditamento: passano infatti diversi giorni dalla richiesta della password all'arrivo all'amministrazione, passaggio che sancisce il perfezionamento del processo. Ma, in questo caso, la Ragioneria ha già precisato che per evitare le sanzioni previste per i ritardatari fa fede il messaggio di posta elettronica rilasciato in automatico dal sistema che attesta la corretta acquisizione della richiesta di accreditamento da parte dell'ente.
Per tutti gli altri, quelli che, al contrario, non hanno ancora avviato la registrazione sta girando senza sosta nel frattempo il contatore delle sanzioni: il Dl 35 prevede un taglio da 100 euro per ogni giorno di ritardo a carico dei responsabili finanziari che non hanno accreditato il proprio ente entro il 29 aprile (articolo 7, comma 2 del decreto). Non solo: sia il mancato accreditamento che la "dimenticanza" relativa all'iscrizione di qualche credito pesano sulla valutazione della performance individuale dei dirigenti e fanno scattare una responsabilità che in base alla legge Brunetta (articolo 21 del Dlgs 165/2001) può tagliare fino all'80% della loro retribuzione di risultato.