Come hanno già fatto i maggiori previsori anche Banca d'Italia prende atto che per il nostro Paese il 2013 sarà peggiore di quanto si pensava a inizio d'anno e taglia le stime del Pil 2013, da meno 1 a meno 1,9 per cento. Quanto al 2014, la ripresa arriverà, ma avrà ritmi moderati:+0,7 per cento. E il lavoro continuerà a scarseggiare, almeno fino a metà dell'anno prossimo: «Le condizioni del mercato del lavoro, che tipicamente reagiscono con ritardo alla dinamica dell'attività produttiva, continuerebbero a deteriorarsi, mostrando una timida ripresa solo nella seconda metà del 2014. Il numero di occupati diminuirebbe di circa l'1,5 per cento nel biennio 2013-14; il tasso di disoccupazione, che al netto dei fattori stagionali ha superato il 12 per cento nel maggio di quest'anno, sfiorerebbe il 13 per cento nel corso del prossimo».
Nel suo ultimo Bollettino economico, via Nazionale spiega che sul cattivo andamento dell'attività produttiva nel primo semestre del 2013 hanno pesato il rallentamento degli scambi internazionali e il «protrarsi delle tensioni sul mercato del credito» che hanno ritardato l'uscita dalla fase recessiva.
L'attività economica dovrebbe stabilizzarsi a fine anno e recuperare nel prossimo grazie al miglioramento dell'export e al recupero degli investimenti, favorito dallo sblocco dei pagamenti della Pa, che nel 2014 potrebbe determinare un incremento di mezzo punto di Pil. Tuttavia, avverte l'editoriale, la rapidità della ripresa in Italia è minata da «rischi al ribasso» e lo scenario macroeconomico è segnato da «elevata incertezza». Infatti «sulla ripresa dell'attività economica tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 gravano rischi al ribasso, legati principalmente alle prospettive dell'economia globale, alle condizioni di liquidità delle imprese e a quelle dell'offerta di credito». In primo luogo la domanda estera, spiega Palazzo Koch, «potrebbe risultare più debole di quanto ipotizzato se il ritmo di crescita delle principali economie emergenti dovesse diminuire e la debolezza ciclica in Europa dovesse protrarsi». Ma non è questo il solo elemento che condiziona il buon esito delle stime di ripresa .
Lo scenario è anche «condizionato alla piena attuazione ed efficacia delle misure di politica economica: il provvedimento di sblocco dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche potrebbe rivelarsi meno efficace di quanto ipotizzato, se non venissero rispettati i tempi di pagamento previsti o se le imprese - aggiunge Bankitalia - a fronte di elevati margini di capacità inutilizzata e di una domanda debole, accantonassero per scopi precauzionali una quota rilevante della liquidità ricevuta».
Infine, fa capire il Bollettino, non è il caso di sottovalutare i rischi di aumenti degli spread sui titoli di stato, differenziali che «l'alto debito pubblico e le deboli prospettive di crescita del nostro paese rendono ancora sensibili alle variazioni del clima di fiducia degli investitori e alla valutazioni degli analisti». Per tenere sotto controllo questi pericoli, la condizione necessaria è il conseguimento degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici. Non basta. Per contenere i premi al rischio «occorre altresì evitare che questi risentano negativamente di incertezze del quadro interno» avverte la banca centrale. Infatti «un aumento degli spread si ripercuoterebbe sulla provvista delle banche e quindi sulla disponibilità e sul costo del credito per le famiglie».