Magari il decreto viene cambiato in peggio, non viene convertito in legge dal Parlamento. Io pago subito, poi mi corrano dietro da Roma o da Bruxelles». Già stamattina, promette il sindaco, il Comune salderà il suo debito più vecchio: 12.448 euro alla Ronzoni srl di Seveso per il rifacimento di un marciapiede in via Giordani. Un lavoro finito ad ottobre del 2011, neanche troppo in là per gli standard italiani. Dalla Ronzoni srl, la ditta che ha sistemato quel marciapiede adesso simbolico, esultano ma non troppo: «Una buona notizia ma speriamo ne arrivino altre. È solo una goccia nel mare». Dove il mare è un credito arretrato nei confronti del settore pubblico che supera il milione di euro.
Che la questione non finisca qui lo dice lo stesso sindaco di Varese: «Questo decreto è solo un pannicello caldo. Se non si rivedono patto di stabilità e tagli ai trasferimenti dallo Stato, l'unica novità è che i Comuni e le imprese non chiudono adesso ma fra due mesi». La corsa ai pagamenti, però, è ufficialmente cominciata. Molti sindaci sono convinti che dare il dovuto alle imprese sia sacrosanto. Lo si capisce ancora meglio nei piccoli centri, dove il sindaco che non può pagare e l'imprenditore che non viene pagato si conoscono bene, magari prendono il caffè insieme al bar. Marsaglia, 263 abitanti in provincia di Cuneo: «Non vedo l'ora di pagare i 58 mila euro che devo per il collettore delle fognature fatto nel 2008», dice il sindaco Franca Biglio. Perché non vede l'ora? «Quei soldi saranno ossigeno per una ditta delle nostre parti. Ogni giorno qualche imprenditore viene a chiedermi un'anticipazione di cassa, poche migliaia di euro per non chiudere. Non sa il dolore». Anche Pavia è pronta: «Cominceremo da due lavori della fine dell'anno scorso - dice il sindaco Alessandro Cattaneo - per un milione e mezzo di euro. Il cantiere per le case popolari, più i lavori sulle sponde del Ticino insieme al restauro di un'ala del Castello Visconteo».
Ma se pagare gli arretrati è cosa buona e giusta, forse la corsa è partita anche per altri motivi. Con la politica al minimo del gradimento, il decreto sblocca pagamenti è un'occasione da non perdere per chi prima o poi dovrà misurare la sua popolarità alle urne. E, al di là degli annunci, non tutti potranno muoversi subito. Per procedere ai pagamenti è necessario non solo avere in cassa la liquidità necessaria, ma anche essere iscritto alla piattaforma per la certificazione dei crediti del ministero dell'Economia. Solo un passaggio burocratico, per carità. Ma per il momento su 22 mila amministrazioni interessate - tra enti locali, asl, consorzi e agenzie - solo duemila sono in regola. E anche tra i Comuni capoluogo di provincia le iscrizioni si fermano a uno su tre: 40 città su 109.
Il paradosso è che da questo decreto non guadagneranno nulla proprio le amministrazioni più attente. Maiolati Spontini, seimila abitanti nelle Marche, paese natale di Gaspare Spontini, musicista apprezzato da Napoleone. L'ente è stato premiato due anni fa dal ministero dell'Economia come «Comune più virtuoso d'Italia» anche grazie ad una discarica che frutta sei milioni di euro l'anno. Non ci sono arretrati, si paga in 15 giorni, nove in meno della Finlandia che pure non perde occasione per rampognare l'Europa del Sud e che per aiutare la Grecia aveva chiesto in garanzia il Partenone. «Giusto aiutare le imprese che aspettano i soldi - dice il sindaco Giancarlo Carbini - ma si ricordino pure di chi i conti li ha tenuti sempre in ordine». Anche perché l'operazione arretrati non è semplice, specie nelle amministrazioni più grandi. Prima di far partire il bonifico numero «uno» bisogna avere l'elenco completo dei debiti in ordine cronologico. «Stiamo lavorando giorno e notte - dice il presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta - ma per fare bene le cose ci vuole qualche giorno. In giro c'è fame di soldi, c'è rabbia. Capisco la fretta ma attenzione: non possiamo sbagliare nemmeno una virgola».