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"Nelle casse dei Comuni non ci sono più risorse I servizi sono a rischio" - Intervista al SIndaco Castelli da La Stampa 2 aprile 2013

  • 11 Apr, 2013
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ROMA Guido Castelli, delegato Anci alla finanza locale e sindaco di Ascoli Piceno, l'Anci ha chiesto un rinvio della Tares e nello stesso tempo i Comuni lamentano la mancanza di risorse per garantire i servizi. «La Tares nasce nella cornice del federalismo e doveva garantire una provvista economica adeguata una volta affrancati del tutto dai contributi statali».

Poi cosa è successo? «L'anno scorso quando si comincia a scadenzare l'entrata in vigore della Tares, con la crisi si è stabilito che come per l'Imu doveva comunque prevedere un aumento dello 0,3 per mille, una quota forfettaria disposta per legge nazionale dando a ciascun comune la possibilità di aumentare dello 0,1 per mille a livello locale. Un gettito aggiuntivo che verrà decurtato dai trasferimenti statali». L'idea era far quadrare i conti statali più che quelli comunali. «L'Anci facendo i conti di quanto il governo aveva stimato questo 0,3 per cento ha scoperto che mancava all'appello un miliardo. Che però è stato già contabilizzato nel bilancio dello Stato. Quindi la Tares non si può spostare al 2014. Quindi i Comuni si ritrovano con una scarsa liquidità e un miliardo che manca all'appello». I cittadini invece si troveranno con una marea di tasse da pagare entro l'estate. «Come l'aumento dell'Iva al 22%, l'impegno politico di evitarlo costerebbe altri 2,6 miliardi. Per quanto riguarda la Tares la nostra posizione ufficiale è di differirla e rivedere le stime, ma per far questo il governo deve mettere mano ai conti e trovare copertura finanziaria per almeno un miliardo». E per quanto riguarda lo 0,1% opzionale? «Non escludo che molte amministrazioni locali lo faranno. La manovra a carico dei Comuni è stata di un miliardo e 250 milioni. Da un lato i Comuni non vogliono abusare della leva fiscale, ma dall'altro il rischio che accada è oggettivo. Non è però una responsabilità dei Comuni». È sempre colpa di qualcun altro? «L'inasprimento di una tassa locale è per effetto di una legge nazionale e poi i proventi vanno a livello nazionale, ma se c'è qualcuno che viene spremuto alla fine è il cittadino. È un meccanismo che delega la responsabilità politica della stretta fiscale ai sindaci, mentre i benefici vanno in un'ottica complessiva. Noi non decidiamo la tassa, ma ci mettiamo la faccia politicamente». Ma la colpa è del governo tecnico o della cattiva gestione delle risorse da parte dei Comuni? «Diciamo che non sempre vi è stata da parte dei tecnici una conoscenza dei meccanismi della contabilità comunale. Ai Comuni è venuta meno la rata che normalmente arrivava dalla Tarsu e sono già in sofferenza con i pagamenti alle aziende che si occupano di igiene urbana. Se non incasseremo neanche la Tares a luglio la situazione non potrà che peggiorare».

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