Attenzione: noi non contestiamo il termine del 31 dicembre, e non chiediamo di aprire la porta ad appalti che sono ancora sulla carta. Tra le obbligazioni al 31 dicembre, però, ci sono anche quelle che i Comuni più attenti alla programmazione hanno pagato nei primi mesi del 2013: se non liberiamo anche queste risorse, si finisce per penalizzare le imprese che lavorano con il Comune A che hanno gestito meglio la programmazione dei pagamenti, e che continueranno a dover affrontare il Patto senza aiuti.
Aprire a troppe fattispecie non rischia di esaurire le risorse disponibili?
Ma il plafond, che rappresenta l'aspetto cruciale per i vincoli europei, rimarrebbe inalterato, correggendo però una serie di meccanismi. Il criterio cronologico, che premia le fatture più vecchie, va bene all'interno del singolo Comune, ma non per scegliere fra un Comune e l'altro quali debiti sbloccare. In Conferenza Stato-Città, poi, chiederemo che si fissi un tetto massimo per i bonus di ogni Comune, altrimenti le richieste delle città più "problematiche" rischiano di lasciare a secco tutti gli altri.
Nei meccanismi di copertura, il decreto pone una nuova ipoteca sul gettito Imu, che sarà trattenuto ai Comuni in ritardo sui rimborsi delle anticipazioni. In un quadro di incertezza complessiva sulle entrate di ogni Comune, questa misura non alimenta il rischio di aumenti dell'Imu?
Sì, ed è un grave errore. Questo decreto nasce per pagare le imprese e dare liquidità al sistema, e i dettagli attuativi non possono andare in senso contrario altrimenti con una mano si cura una ferita e con l'altra si usa il coltello. Bisogna invece cogliere l'occasione di dimostrare che insieme Governo, Parlamento, Comuni e imprese possono ottenere un risultato importante. Lo stesso va fatto sulla riforma del Patto: io spero che un Governo nasca presto, ma che il Parlamento non dia nessuna fiducia a chi non si impegna a cancellare il blocco del Patto di stabilità sugli investimenti.