Per quanto riguarda il numero dei cancellati per l'estero, il valore nazionale del 2011 è pari a 82.461, mentre nel 2002 erano poco più della metà. Ma in questo caso la crescita non è diffusa indistintamente nei comuni di tutte le regioni del Paese e risulta concentrata prevalentemente in quelle del centro-nord. Nelle amministrazioni del Veneto, dell'Emilia-Romagna, della Toscana e dell'Umbria il dato risulta più che triplicato rispetto al 2002, mentre nelle realtà marchigiane il valore del 2011 è superiore di oltre quattro volte. Nel sud del Paese, i comuni che presentano un incremento tra i due anni di riferimento sono ubicati in Abruzzo, Molise, Campania e in Sardegna. Nelle amministrazioni delle altre regioni meridionali il numero dei cancellati è in calo, con la riduzione più significativa che viene registrata in Calabria, dove si passa dai 2.714 cancellati del 2002 ai 1.771 del 2011.
Nel complesso, poiché il numero degli iscritti dall'estero nelle anagrafi dei comuni italiani è superiore a quello dei cancellati per l'estero, il saldo di mobilità esterna, registra, mediamente, su tutto il territorio nazionale un incremento. Nel confronto tra i due anni di riferimento, l'unica regione a subire una contrazione del saldo è il Friuli-Venezia Giulia; mentre la crescita maggiore si registra nei comuni del Mezzogiorno, in particolare in quelli di Calabria e Sicilia, dove il valore del 2011 è più che quadruplicato rispetto al 2002.
Analogamente il tasso di mobilità esterna nel periodo 2002-2011, calcolato in media per tutti i comuni italiani, registra un significativa crescita: l'indice medio nazionale, infatti, passa da +2,99 a +5,11 ogni 1.000 abitanti. I territori che sembrano essere particolarmente attrattivi tra gli stranieri che hanno scelto il nostro Paese quale luogo di residenza, sono quelli laziali (+7,91), lombardi (+7,08), emiliani (+6,96) e toscani (+6,21).
Tuttavia, è nelle realtà locali del sud Italia che si registrano gli incrementi più evidenti, sebbene queste aree presentino valori inferiori alla media nazionale.
L'analisi dei dati in relazione alle classi di ampiezza dei comuni evidenzia come, in generale, il numero degli iscritti, sia nel 2002 che nel 2011, aumenti con la taglia demografica, con l'unica eccezione delle realtà con popolazione compresa tra 60mila e 249.999 abitanti, per le quali si registra una contrazione per poi riprendere a crescere nei centri di maggiori dimensioni. La situazione è pressoché analoga per il dato sul numero dei cancellati per l'estero. L'unica differenza si nota nei comuni con una popolazione compresa tra 10mila e 19.999 abitanti, dove nel 2002 si osserva un valore inferiore rispetto alla classe precedente, mentre si conferma il calo, in entrambi gli anni, per la classe di ampiezza 60mila-249.999.
Nei comuni di tutte le fasce demografiche, comunque, si registra un saldo positivo: ciò significa che, indipendentemente dalla taglia demografica, il numero di coloro che hanno deciso di trasferire la propria residenza dall'estero verso un comune italiano è superiore rispetto a quanti hanno eletto come propria residenza una località all'estero.
Il tasso di mobilità esterna, registrato nel 2011, tende a crescere all'aumentare della classe di ampiezza demografica con due sole eccezioni: nei comuni con popolazione compresa tra 2mila e 4.999 e in quelli appartenenti alla classe 20mila-59.999, dove si registra una leggera contrazione rispetto alle fasce immediatamente precedenti. Complessivamente comunque chi si trasferisce nel nostro Paese sembra privilegiare i centri maggiori, più serviti e dove si incontrano maggiori possibilità lavorative e di studio. Le 12 grandi città italiane si confermano nel 2011 le mete preferite, registrando il più alto tasso di mobilità esterna pari a +8,99 ogni 1.000 abitanti.
Se si osservano le variazioni annue del tasso di mobilità esterna, per classe di ampiezza, emerge come per tutte le taglie demografiche si rilevi tendenzialmente lo stesso andamento, in linea con il trend nazionale. L'unica eccezione è costituita dalle realtà di maggiori dimensioni, con oltre 250mila abitanti, per le quali si registrano andamenti più incisivi e una crescita che perdura fino al 2010, interrotta da un lieve calo nell'ultimo anno.
Tra il 2002 e il 2003 si rileva in generale un incremento del tasso di mobilità esterna, che poi inizia a decrescere progressivamente fino al 2006. Da tale anno, fino al 2007, l'indice registra una significativa crescita, presentando il tasso di mobilità esterna di periodo più elevato. Dal 2007, fatta eccezione per le 12 grandi città, si assiste ad una frenata di tale andamento e ad una nuova inversione di tendenza fino al 2009, quando l'indice accenna, seppur lievemente, ancora una volta un trend di crescita. Dal 2010 si assiste ad un calo della mobilità esterna che caratterizza, anche se con diverse intensità, tutte le classi di ampiezza.
Nei comuni con oltre 250mila abitanti, invece, il tasso di mobilità esterna registra, dal 2002 al 2004 un significativo incremento, per poi, come nelle altre classi di ampiezza, arrestarsi ed iniziare a decrescere fino al 2006. Da questo momento l'indice ricomincia a crescere, più incisivamente fino al 2007, in modo più contenuto fino al 2010.
Dal punto di vista geografico, si evidenzia un tasso di mobilità esterna, in media superiore al valore nazionale, 5,11 ogni 1.000 abitanti, nei comuni localizzati nelle regioni del centro-nord, in particolare nel sud della Lombardia e del Piemonte, in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Lazio. Nelle aree comunali del sud il tasso di mobilità esterna assume generalmente valori più contenuti, con le sole eccezioni che riguardano alcune zone costiere della Calabria e del nord della Sardegna. Le amministrazioni in cui il tasso registra valori nulli o negativi sono prevalentemente localizzate all'estremo nord del Paese, lungo le aree di confine e nelle zone interne delle regioni meridionali, incluse le isole maggiori.