Le realtà comunali delle regioni meridionali, all’opposto, presentano un’incidenza degli stranieri non solo inferiore alla media nazionale, ma anche generalmente inferiore al 3%, con le uniche eccezioni di quelle abruzzesi e calabresi, con valori rispettivamente pari al 6% e al 3,7%. Nei comuni pugliesi e sardi si registra la minor concentrazione di stranieri, pari solo al 2,3%.
Ed è sempre nei territori comunali del centro e del nord che si osservano gli scarti di periodo più significativi, con valori superiori al 7% in quelli emiliano-romagnoli (7,8%), umbri (7,6%) e lombardi (7,1%). Così come nei comuni meridionali gli scarti di periodo sono decisamente più contenuti, mediamente inferiori al dato paese. I valori più bassi si registrano nelle realtà amministrative pugliesi, sarde e siciliane, tutti inferiori al 2%.
Dall’analisi cartografica si evidenzia come siano rarissime le realtà localizzate nelle regioni meridionali del paese con un’incidenza della popolazione superiore al dato medio nazionale (7,5%), così come in vaste aree dell’arco alpino. Le amministrazioni che registrano i valori più elevati di incidenza sono localizzate nella Liguria occidentale, nella pianura padana tra Lombardia ed Emilia-Romagna, in Veneto, così come, alcentro, in Toscana, Marche, Umbria e Lazio.