L’Ocse ha appena pubblicato un focus sulle pensioni in Italia.
Le elaborazioni che sopraggiungono dall’organismo di sviluppo e cooperazione economica sono decisamente di grande impatto; intanto si sottolinea come il reddito medio delle persone con più di 65 anni è quasi uguale a quello dell'intera popolazione italiana. In poche parole le persone più anziane sono il “cuscinetto” welfare delle nuove generazioni. E' questo il prezzo di una lunga crisi che ha attanagliato le economie di mezzo mendo per un decennio.
I pensionati italiani, nel 2016, finiscono di lavorare in media tre anni prima dei colleghi europei.
In Italia, infatti, si ottiene il meritato riposo all'età di 66,6 anni, tra gli uomini, e a 65,6, tra le donne, di contro, in Europa, lo si ottiene a 64,3 anni per gli uomini e a 63,7 per le donne. Nel 2019 nel belpaese, in linea con le aspettative di vita, si andrà in pensione a 67 anni.
La previsione, per coloro che sono nati nel 1996, è quella di innalzare, ulteriormente, l’età pensionabile a 71,2 anni. Da questa previsione solo in Danimarca e in Olanda, nel territorio europeo, si andrà in pensione ad un età più avanzata. Così facendo, anche il tasso di sostituzione di un lavoratore aumenterà sempre più rispetto al presente. Aumenterà anche, nel contempo, la presenza di una flessibilità in uscita dal mondo del lavoro per coloro che avranno avuto un minimo di venti anni di contributi. l'Ocse rilevaancora come il ritiro graduale dal mondo lavorativo non sia una pratica usuale in Italia.
Nel contempo in Italia, nel 2017 e nel 2018, l'Ocse evidenzia come sia in fase di sperimentazione l’opzione di pensionamento anticipato, l’Ape, e come qeusta debba essere monitorata per capirne gli effetti. In Italia, conclude l’organismo europeo, la necessità, nel medio termine, è quella di limitare i costi delle pensioni aumentando l’età di uscita dal lavoro. In allegato il paper Ocse.