La crisi economica e le trasformazioni sociali, insieme al calo delle risorse pubbliche, determinano anno dopo anno un numero sempre crescente di aree, spazi pubblici ed edifici sottoutilizzati o in stato di completo abbandono. Quando la comunità locale si assume la responsabilità del loro recupero e della loro gestione questi beni diventano Beni Comuni, di cui tutta la collettività può tornare a godere. Ma affinché questi beni rigenerati possano continuare a “vivere” è necessario un progetto concreto e collaudato di riqualificazione e gestione.
Per questo, si è tenuto ieri a Roma, nella magnifica cornice della sala Perin del Vaga dell’Istituto Sturzo, l’evento di lancio della Scuola Italiana dei Beni Comuni SIBEC, creata da Euricse, Labsus e dall’Università di Trento, con il sostegno di Ifel. Questa partnership ha consentito di mettere a frutto le ricerche, le conoscenze e le reti di relazioni necessarie per la creazione di una Scuola in cui formare professionisti competenti nella gestione condivisa dei Beni Comuni nel rispetto della comunità locale, che sappia valorizzarne le potenzialità, evitando il rischio di speculazioni.
Il Presidente di Labsus, Gregorio Arena, ha efficacemente illustrato la crescente centralità di una sfera terza rispetto a quella pubblica e quella privata che rappresenta un attore fondamentale per il presidio, la manutenzione e la rivalutazione di questa categoria di beni. A guidare il lancio di SIBEC, un tavolo di soggetti attivi sul tema della valorizzazione e gestione dei beni comuni e di istituzioni di volontariato; tra questi è intervenuto il direttore di Ifel, Pierciro Galeone, portando l’esperienza della Fondazione sul tema dell’affiancamento ai Comuni nei progetti di gestione del patrimonio immobiliare. La fondazione Ifel, da tempo attiva nell’ambito della rigenerazione urbana e della riqualificazione dei Beni Comuni, consapevole del fatto che il solo impegno pubblico non sarà in grado di risollevare le sorti di questo patrimonio, promuove la neonata SIBEC sin dagli albori della sua ideazione. La fondazione è infatti profondamente consapevole dell’utilità di un progetto concreto per una gestione economicamente sostenibile dei beni rigenerati, che sia rispettosa della loro natura peculiare di beni in grado di produrre sviluppo economico e concrete opportunità di lavoro.