“IFEL segue il tema degli investimenti ormai da tanti anni e dopo la tendenza 2010-2015, che ha visto un calo di risorse sul tema del circa il 40 per cento, la ripresa c’era ed era evidente. Poi il Covid ha interrotto questo processo come altri processi di crescita del Paese. Però nell’ultimo semestre 2019 abbiamo registrato un aumento della spesa da destinare agli investimenti dell'11 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 e questo fa ben sperare per il futuro”. Con queste parole il direttore di IFEL, Pierciro Galeone, ha aperto il Talk on web “Investimenti per la ripresa: spendere di più e meglio. Si può?”, organizzato oggi 26 giugno in teleconferenza da IFEL e Anci. Un evento che ha fatto il punto sugli investimenti, all’indomani dell’emergenza Covid che ha bloccato una tendenza che prima della pandemia registrava segnali di ripresa incoraggianti.
Segnali ricordati per primo dal sindaco di Novara e delegato Anci alla finanza locale, Alessandro Canelli che però ha indicato quattro direttrici su cui i decisori locali, e soprattutto nazionali, devono muoversi per non sprecare la scia positiva di fine 2019. “La ripresa del trend c’è – ha detto Canelli – ma servono quattro azioni fondamentali: mettere i Comuni al centro delle politiche di investimento nazionali; lavorare per migliorare e trovare nuove competenze specifiche; manutenere, senza stravolgerle, le norme per sburocratizzare e infine attrarre investimenti privati da affiancare alle risorse pubbliche”. “E poi – ha continuato il delegato Anci alla finanza locale – progetti seri, pianificazione e visione territoriale, altrimenti saremmo costretti ricorrere sempre allo Stato centrale. L’anno scorso – ha infatti ricordato – con i 400 milioni messi a disposizione degli enti locali per c’è stata un’accelerata eccezionale, a cui si sono aggiunte altre operazioni minori nei piccoli enti ugualmente valide. Bisogna quindi andare avanti su questa linea – ha concluso il sindaco di Novara –, svecchiando il personale nei Comuni, spingendo sull’innovazione e avendo una prospettiva precisa, che coinvolga i privati in una azione unitaria per la crescita che, se passa dai territori, sarà più efficace e veloce”.
Il presidente di IFEL, Guido Castelli è partito dal 2011 “quando – ha ricordato – è cominciata una stagione, durata fino al 2017, in cui le regole del patto di stabilità e della finanza armonizzata premiavano chi non investiva. Gli strascichi e le tossine di questa impostazione sono ancora presenti. Ora le cose vanno meglio ma bisogna puntare sui Comuni e sulla loro autonomia”. Infatti per Castelli “l’idea stessa di rigenerazione urbana dello scorso anno aderiva al principio del bando statale mettendo da parte la programmazione. Questo approccio centralista – ha rimarcato il presidente Ifel – non ha stimolato al meglio le capacità tecniche dei territori, che restano fondamentali per attivare spesa efficace. Il superamento del patto di stabilità – ha aggiunto Castelli – ha reso i territori serventi a principi che non li hanno responsabilizzati”.
Infine la questione norme. Per il presidente IFEL “tutto il diritto amministrativo, complessivamente, ha perso qualità. I nostri Rup devono ogni giorno deambulare tra una selva di norme che non sempre sono scritte in maniera univoca. E questa fragilità del sedimento amministrativo – ha concluso– è un’evidente freno per chi, pubblico o privato, vuole mettere risorse per investire”.