“WILL, ormai tre anni fa, è nata da un’analisi di scenario che ha messo insieme la dimensione nazionale sull’evoluzione del welfare e alcune concrete situazioni territoriali”. Così Pierciro Galeone, Direttore di IFEL all’evento a Milano “Welfare Innovation Local Lab”.
“Lo scenario nazionale lo conosciamo bene – spiega il Direttore - siamo difronte all’inverno demografico con un invecchiamento costante della popolazione che ormai ha raggiunto una speranza di vita alla nascita in Italia intorno agli 83 anni, speranza di vita in buona salute, invece, che si ferma ai soli 59 anni. Ciò riguarda milioni di cittadini italiani che per più di vent’anni sono destinati ad avere problemi di salute di varia entità e che producono bisogni che vanno dalla necessità di controlli fino all’assistenza in quanto non autosufficienti. Abbiamo, inoltre, il 16% delle persone con disagio mentale o problemi di dipendenza . Con un aumento ovvio delle malattie neurovegetative ma anche dei disturbi dell’adolescenza e dei giovani. Il suicidio, oggi, è la seconda causa di morte dei giovani dopo gli incidenti stradali. Il tutto a fronte di un welfare fortemente frammentato su tutto il territorio nazionale, fatto più di trasferimenti che di servizi, con differenze nella spesa per i servizi rilevantissime, dai 202 euro pro-capite destinati dall’Emilia Romagna ai soli 37 euro della Calabria, solo per citare alcuni dati significativi. Il welfare italiano è sottoposto ad una sfida che al momento non vinceremo se non cambiando, e in modo radicale, l’ambito delle politiche pubbliche dove la spinta della necessità ci costringerà al cambiamento maggiore. Questi dati non sono solo validi per l’Italia. Non solo in Italia. Il tema è di tutta l’Unione Europa e nei documenti ufficiali è presente, perfino nel Rapporto Draghi che mette al centro la competitività e ribadisce la difesa del modello sociale europeo per le protezione dei rischi della vita e le coesione sociale. D’altra parte, c’è una dimensione che distingue l’Europa dal resto del mondo che comprende meno del 6% della popolazione mondiale e rappresenta il 17% del PIL, più del 40% della spesa per il welfare del mondo. Un esperimento sociale. Che non è detto che regga alle regole economiche e soprattutto demografiche”.
Il direttore è poi entrato nel merito di Will, progetto avviato con la collaborazione dell’Università Cattolica, della Statale di Milano e della Bocconi, oltre ai comuni sperimentatori coinvolti. “Abbiamo provato a dare delle risposte alle domande che sono emerse dall’analisi di alcuni comuni medi del centro nord – ha proseguito Galeone - comuni caratterizzati da bilanci con una più elevata spesa sociale rispetto alla media italiana ma comuni in cui vi sarà l’impossibilità di garantire i servizi attuali se le dimensioni e la configurazione della domanda proseguiranno con queste tendenze nel territorio. E’ stata avviata la ricerca di soluzioni non solo nelle forme di gestione dei servizi locali ma in sistema di revisione del rapporto tra domanda e offerta dei servizi che tenesse conto di tutte le risorse pubbliche (comunali, regionali e nazionali ma anche provenienti dal welfare contrattuale, dalla filantropia, dagli investimenti ad impatto sociale, dal volontariato ecc.) e le combinasse in modi nuovi. Naturalmente l’interesse di Ifel era ed è capire in che modo queste esperienze siano generalizzabili anche se non come ricette o modelli prestampati, e soprattutto quali possono essere le condizioni necessarie a sviluppare le condizioni che toccano i rapporti finanziari tra i vari livelli di governo tenendo conto delle quantità ma anche delle condizioni di autonomie nel realizzarle nonché quali possono essere gli schemi regolativi. Come riuscire a far interagire il welfare di servizi con il welfare di trasferimenti. Questa esperienza si è conclusa ma non vengono meno le questioni pubbliche affrontate”.
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