Il primo dato che salta agli occhi - nell'informativa data dal Presidente della Commissione Mezzogiorno e Politiche di coesione territoriale, Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza, al Consiglio nazionale Anci, tenutosi nella Sala della Protomoteca del Campidoglio il 19 gennaio scorso - è quello relativo all'avanzamento finanziario dell'Accordo di partenariato 2014-2020: il 2,12%.
Ora, è vero che il dato, fonte Comitato di indirizzo e sorveglianza dell'Accordo di partenariato, risale a luglio 2016; che, sicuramente, qualche ulteriore avanzamento c'è stato dal luglio scorso ad oggi; che, infine, oltre al mero avanzamento finanziario (spesa certificata), è importante guardare anche ai dati più benevoli dell'avanzamento procedurale (bandi lanciati, procedure amministrative in fase di definizione, ecc.), come ha ricordato il neo Ministro per la coesione territoriale, Claudio De Vincenti, nell'incontro con una delegazione di Sindaci che si è svolto nel pomeriggio in Anci, subito dopo il Consiglio nazionale. Tuttavia quella percentuale preoccupa. Specie se si guarda al volume complessivo delle risorse a disposizione della coesione che, per il ciclo in corso, supera i 50 miliardi di euro. E preoccupa in particolare, per i ritardi attuativi che sottende, il mondo dei Comuni, che sugli investimenti integrati del ciclo di programmazione -fra interventi di sviluppo urbano sostenibile (agenda urbana) e azioni per fermare lo spopolamento delle "aree interne"- sono chiamati ad assorbire un volume di fondi di quasi 3 miliardi di euro (stima del Dipartimento Fondi Ue di Ifel), appostati nei vari programmi operativi: Pon Metro, programmi complementari, programmi regionali Fesr e Fse, Snai.
Il contesto
La preoccupazione è giustificata anche osservando il contesto in cui dovranno calarsi questi investimenti. Un contesto determinato da un'accentuazione dei divari di sviluppo fra le diverse parti del Paese. Con la disoccupazione, in particolare quella giovanile, e la povertà, soprattutto nel Mezzogiorno, che sono ancora a livelli molto critici. E con un livello degli investimenti pubblici, nonostante l'inversione di tendenza registrata nel 2016, che risulta ancora insufficiente.
In questo quadro, nessuno dubita che per uscire definitivamente dalla crisi iniziata nel 2007 occorra spingere decisamente sui fattori della domanda e della competitività.
La politica di coesione, in effetti, condivide con le politiche per la competitività i medesimi obiettivi di sviluppo.
Per raggiungere tali obiettivi condivisi, è necessario dunque che la politica di coesione realizzi senza ulteriori ritardi i piani e programmi (sono più di 50 gli strumenti operativi attivati) che ne costituisco l'ossatura.
Occorre, inoltre, velocizzare i processi di spesa e valutare tempestivamente i risultati attesi dell'azioni co-finanziate, in termini di innalzamento dei livelli di servizi pubblici offerti ai cittadini e di miglioramento delle condizioni necessarie a favorire gli investimenti produttivi delle imprese e l'occupazione.
Il fattore tempo è determinante, come l'innovatività dei progetti da realizzare.
Bisogna evitare, come purtroppo è successo ripetutamente nel passato, che per assicurare l'assorbimento delle risorse comunitarie, complice i ritardi che si accumulano nelle fasi di programmazione e attuazione, si sia costretti ad utilizzare ancora una volta progetti "sponda", "retrospettivi", "coerenti", "invarianti" e tutte le varianti lessicali degli investimenti già realizzati con altri fonti e\o programmi da portare a rendicontazione dell'Ue.
Naturalmente, l'intervento della sola politica di coesione, (l'1,7% della spesa pubblica primaria italiana) non sarà certo sufficiente a realizzare tutti gli obiettivi di sviluppo e riequilibrio territoriale necessari al Paese.
Se non ci sarà la consapevolezza in tutti gli attori che bisognerà concentrare l'attenzione anche sulle politiche di spesa pubblica (ordinaria) e che la politica di coesione dovrà essere davvero aggiuntiva all'intervento ordinario, ogni sforzo risulterà vanificato.
Ruolo dei Comuni
Dalla comunicazione del Sindaco Occhiuto risulta evidente come definita in partenariato la programmazione nonché le procedure per la selezione degli investimenti, la capacità di progettazione e di attuazione dei Comuni sia dirimente ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo della coesione.
I Comuni risultano essere per ordine di finanziamenti ricevuti i secondi beneficiari, dopo il sistema delle imprese, dei programmi nazionali della politica di coesione
Nel caso degli Assi urbani dei Por svolgono in molti casi funzioni di organismo intermedio godendo di ampie deleghe gestionali, così come le città metropolitane nel Pon Metro.
Nella strategia nazionale "aree interne", i Comuni sono i principali attori dei piani d'area e, in forma associata, ne assicurano l'attuazione.
Mentre grande attenzione è rivolta (giustamente) dai Programmi di assistenza tecnica nazionale ai temi della capacità amministrativa delle autorità di gestione nazionali e regionali (che devono adottare appositi piani di riorganizzazione amministrativa, Pra), i problemi di capacità amministrativa dei Comuni (progettazione, ciclo degli appalti, centrali di committenza, rendicontazione, ecc.) sono per lo più lasciati alla cura delle singole Regioni, che operano in modo estremamente disomogeneo.
Per superare la frammentazione nella programmazione e gestione della dimensione territoriale della coesione sarebbe necessario un intervento centrale che assicuri a tutti i Comuni italiani, al pari delle autorità nazionali e regionali, il necessario supporto per svolgere i compiti loro attribuiti (come beneficiari e\o organismi intermedi di programmi).
Le proposte Anci
La strategia di intervento e alcune proposte operative dell'Anci sui temi in questione, oltre che da Occhiuto, sono state illustrate da Micaela Fanelli, Sindaco di Riccia e coordinatrice Anci della delegazione dei Sindaci italiani al comitato delle Regioni, nel corso del già citato incontro con il Ministro De Vincenti.
Di seguito, si sintetizzano le principali questioni poste e discusse con il Ministro e i Sindaci presenti:
a) salvaguardare l'effetto aggiuntivo delle risorse programmate (a valere su fondi Ue e\o Fsc) per il sostegno allo sviluppo urbano sostenibile e per la realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale per le «aree interne»;
b) sostenere con adeguati interventi di capacity building, a valere su Pon Governance, la capacità istituzionale e amministrativa degli enti locali, anche al fine di velocizzare la realizzazione degli interventi e\o l'assorbimento delle risorse della programmazione operativa (su cui è in corso un lavoro di approfondimento tecnico con l'agenzia della coesione territoriale);
c) verificare l'integrazione degli interventi che riguardino l'agenda urbana, sia a livello di raccordo fra Pon e Por -attraverso la istituzione di specifici tavoli trilaterali (autorità nazionali, regioni, eni locali)-, sia a livello di coordinamento degli interventi co-finanziati dai diversi Pon tematici con le strategie definite dalle città beneficiarie e\o organismi intermedi dei medesimi Po;
d) velocizzare la definizione e l'attuazione degli accordi di programma quadro della strategia nazionale per le «aree interne»;
e) adottare un'azione sperimentale che, mutuando l'esperienza dei piani di rafforzamento amministrativo (Pra) delle autorità di gestione nazionali e regionali e sulla base di un sistema di premi e incentivi, metta nella condizioni i Comuni di adeguare le proprie strutture amministrative alle esigenze di efficacia, efficienza e velocità di attuazione della politica di coesione;
f) lavorare alla costruzione di un parco progetti territoriali, adeguato a realizzare gli obiettivi della politica di coesione, attraverso l'istituzione di un Fondo per la progettazione che, secondo schemi noti di anticipazione, consenta ai Comuni di realizzare studi di fattibilità e\o progetti "cantierabili", in coerenza con le strategie di intervento dei programmi operativi e da eleggere a finanziamento nell'ambito dei medesimi Po.
Nel corso del dibattito sono emersi inoltre numerosi altri problemi attuativi.
Fra i più acuti sono stati segnalati quelli legati all'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, all'applicazione delle regole del bilancio armonizzato ed al rispetto delle compatibilità dei tempi del ciclo di progetto con i cronoprogrammi previsti dagli interventi co-finanziati dai fondi della coesione.
di Francesco Monaco - Capo area politiche di coesione territoriale Anci