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Arriva il terzo «fondo-Tasi»: 390 milioni a 1.877 Comuni- Sole 24ore

  • 07 Apr, 2016
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Pochi giorni dopo la pubblicazione dei prospetti sul fondo di solidarietà, il Viminale "anticipa" i numeri della terza edizione del fondo­Tasi, il bonus garantito a 1.877 Comuni per far quadrare i conti anche nei casi in cui l'ente è arrivato all'appuntamento con il passaggio dall'Imu alla Tasi sull'abitazione principale dopo aver spinto verso l'alto le aliquote della vecchia imposta.

Le cifre saranno materialmente girate ai sindaci solo quando sarà pubblicato in «Gazzetta Ufficiale» il decreto, dopo la firma del titolare dell'Interno Angelino Alfanoe del collega all'Economia Piercarlo Padoan; i numeri, però, servonoa mettere un ulteriore punto fermo per i bilanci in costruzione in queste settimane, anche se in questo casoi calcoli per le amministrazioni locali non erano difficili. L'ultima manovra, al comma 20 della legge 208/2015, ha alimentato per il 2016 questo fondo con 390 milioni, contro i 472,5 destinati l'anno scorso allo stesso scopo: non essendo cambiatii parametri di distribuzione, in pratica ognuno degli enti interessati si trova a questa voce un taglio del 17,46 per cento. I dati diffusi dal Viminale propongono un altro confronto, quello con il fondo Tasi originale, che nella sua prima ver­ sione (2014) era stato ancora più robusto raggiungendo la cifra di 625 milioni: l'assegno 2016, quindi, si ferma al 62,4% di quello previsto il primo anno. Il progressivo assottigliarsi di questo fondo, che dal 2017 potrebbe anche non affacciarsi più, è legato alla sua origine, un tira e molla fra il Governo (Letta) che introdusse la Tasi e i Comuni preoccupati del fatto che il meccanismo del nuovo tributo non portasse a pareggiare le entrate quando le aliquote Imu si erano alzate oltre gli standard; questi aumenti di aliquota, però, si sono verificati spesso anche nel corso del 2013, mentre lo stesso Governo Letta era impegnato nel faticoso «superamento» dell'Imu sulla prima casa, e possono essere stati quindi introdotti in chiave strumentale per "lucrare" un maggior rimborso statale senza far pagare nulla ai propri contribuenti. La manovra 2014, non potendo distinguere gli aumenti dovutia reali scelte fiscali da quelli più animati da furbizia, mise tutto insieme, e stabilì in 625 milioni il fabbisogno per far quadrare i conti. Questa genesi complicata, insieme al difetto strutturale di "premiare" gli aumenti di aliquota, spiega lo scarso entusiasmo con cui i governi Letta prima e Renzi poi hanno guardato a questo fondo, escludendolo anche dalle voci rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Tra le grandi città, a soffrire di più l'alleggerimento del fondo Tasi è Milano, che da sola ne assorbe quasi il 15%, seguita da Brescia, Genova e Catania.

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