L'obiettivo minimo è di ottenere una replica del contributo da 57,5 milioni spuntato lo scorso anno. A rilanciare la questione è l'Anci, con una lettera ? rmata dal presidente Piero Fassino e dal delegato alla ? nanza locale Guido Castelli e inviata tra gli altri ai ministri Pier Carlo Padoan (Economia), Maurizio Martina (Politiche agricole) e Guido Costa (Affari regionali). Il problema nasce a margine del balletto di criteri per l'applicazione dell'esenzione prevista dalla lettera h) dell'art. 7, comma 1, del dlgs 504/1992. Dapprima, il dm del novembre 2014 aveva imposto di considerare l'altitudine dei comuni in cui gli immobili in questione sono ubicati, ma il successivo dl 4/2015 ha cambiato le carte in tavola, sposando la classificazione Istat che distingue i comuni in montani, parzialmente montani e non montani. Il valzer si è chiuso con la legge 208/2015, che ha fatto indietro tutta, tornando ai criteri ? ssati dalla circolare ? nanze 9/93. Nel frattempo, però, lo Stato ha agito di forbice sui bilanci comunali, decurtando il fondo di solidarietà dei maggiori importi che i sindaci avrebbero dovuto incassare dai proprietari. Ma, come spesso accade, tra stima e gettito effettivo si è veri? cato un «rilevante divario, che per circa 1.800 comuni coinvolti rischia di rappresentare «signi? cativi vuoti di risorse nei bilanci». Per il 2014, infatti, il gettito effettivo è stato di circa 115 milioni di euro a fronte dei 230 milioni previsti, ammanco ristorato solo in parte dal governo con una integrazione di 57,5 milioni a valere sul fondo Imu-Tasi dello scorso anno. Anche per il 2015 la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa, con i comuni a rilevare un forte scostamento tra tagli e somme introitate, che non hanno superato i 130 milioni di euro. Da qui, la richiesta di un intervento normativo urgente per il quale Fassino e Castelli hanno ? ssato l'asticella almeno ai 57,5 milioni di rimborsi erogati nell'anno passato. Il problema peraltro è più generale, con i comuni che lamentano un drastica riduzione dell'Imu e della Tasi a causa dei ritardati pagamenti da parte dei contribuenti (dovuti anche al minor costo del ravvedimento operoso): con le nuove regole contabili che impongono di accertare per cassa, si rischiano disavanzi e sforamenti del Patto a catena.