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Imu e comodati: ecco i conti- Sole 24ore

  • 04 Gen, 2016
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Le disposizioni della legge di Stabilità  sulle case date in comodato potranno tradursi in pesanti rincari per chi abita nei 1700 Comuni che avevano fino all'ano scorso disposto l'assimilazione alle prime case:

per ridurre del 50% l'imponibile, il comodante dev'essere proprietario della sola abitazione principale, e nello stesso Comune in cui si trova la casa data ai familiari. pagina 5 Il tirae molla sulle case date in comodato che ha accompagnatoi passaggi parlamentari della legge di stabilità  ha prodotto un compromesso, che passa sotto il titolo di "dimezzamento delle tasse locali" ma nella realtà  si rivela assai meno generoso. Nella versione definitiva (al comma 10 della legge 208/2015), dopo un'infelice pensata del Senato che avrebbe imposto ai proprietari di andare in affittoo in albergo per ottenere l'esenzione fiscale, la manovra ha deciso di abbattere del 50% la base imponibile, e quindi l'Imu e la Tasi da pagare, per chi concede una casa in comodato gratuito a un figlio o ai genitori, ma a due condizioni: oltre all'immobile che "offre", il comodante può essere proprietario della sola abitazione principale, e questa deve essere nello stesso Comune in cui si trova la casa data ai familiari. La clausola, è evidente, taglia fuori tutte le case comprate in un'altra città , ad esempio in quella dove il figlio studia all'università  oppure muove i primi passi nel mondo del lavoro, oltrea creare parecchi problemi nei paesi più piccoli: in Italia un Comune su quattro ha meno di mille abitanti, e in questi casi è facile che il figlio abiti in un centro diverso da quello dei genitori anche se le due case sonoa un tiro di schioppo. A certificare l'effetto limitato dello sconto è la stessa manovra, che prevede per il bilancio pubblico un costo complessivo di 20,7 milioni di euro, cioè un millesimo del carico di Imu e Tasi in programma per il 2016 dopo l'esenzione garantita all'abitazione principale e ai terreni agricoli. Ma c'è di più. Il risultato peri conti pubblici potrebbe rivelarsi addirittura positivo, perchè© la nuova regola cancella quella vecchia che permetteva ai Comuni di trattare come un'abitazione principale la casa data in comodato, purchè l'Isee del comodatario non superasse i 15mila euro: condizione non difficile da rispettare soprattutto nel caso più frequente, quello della casa data ai figli studenti. In alternativa, i sindaci potevano assimilare all'abitazione principale la casa in comodato fino alla quota di rendita da 500 euro, imponendo un calcolo cervellotico. L'arrivo dello "sconto", quindi, finisce per moltiplicare il carico di Imue Tasi su molti contribuenti: per trovarli, basta andare in uno degli oltre 1.700 Comuni che secondo il censimento di ItWorking ­Assosoftware avevano deciso il trattamento di favore per i comodati. Un esempio pratico può essere tratto dal più grande di questi enti, Roma, che alle case in comodato ha fatto pagare nel 2015 solo la Tasi dell'abitazione principale, cioè il 2,5 per mille con sconti variabili a seconda del valore catastale. Come mostra il grafico in pagina, elaborato sulla base di rendite catastali reali nelle varie città , un bilocale di categoria A/3 ( «economico », è la tipologia più diffusa) dato in comodato a un figliooa un genitore ha pagato quest'anno una Tasi di 187 euro. L'anno prossimo, sempre che la casa rientri nei nuovi parametri, ad aliquote invariate il conto salirà  a 563 euro, cioè la metà  dei 1.125 euro dovuti da una seconda casa "normale" (tutte le cifre sono ovviamente arrotondate all'unità ): la somma, per di più, sarà  ripartita fra Imue Tasi, perchè© le nuove regole dimezzano l'imponibile ma per il resto trattano il comodato come una qualsiasi seconda casa. Come spesso accade agli effetti collaterali dei tanti maquillage che caratterizzano la vita tormentata dell'Imu e della Tasi, il colpo è più pesante quando la casa vale meno. Nel caso di questo bilocale, infatti, il passaggio dalla vecchia assimilazione al nuovo taglio del 50% triplica il carico fiscale, e lo moltiplica per sei se l'abitazione principale del comodante è in un altro Comune, mentre se in gioco c'è il trilocale il rincaro è "solo" di 2,5 volte. La prova del nove arriva da un'altra grande città  che fino a oggi ha avuto un occhio di riguardo peri comodati, cioè Napoli: lଠi valori fiscali medi sono più bassi rispetto a quelli della Capitale, per cui l'effetto è ancora più dirompente: il bilocale «economico » passa da 40 a 298 euro, con una moltiplicazione di 3,6 volte mentre quello di categoria A/4 ( «popolare » nel lessico del Catasto, ma normalissimo nella realtà ) era esentato dalla Tasi grazie alla detrazione integrale e ora costerà , se va bene, 193 euro. Dove l'assimilazione finora non c'era, invece, la prospettiva è quella di un dimezzamento dell'imposta, ma anche quiè il caso di fare qualche conto. Per non correre il rischio di beneficiare gli affitti in nero, la manovra concede l'Imu/Tasi a metà  solo ai comodati con contratto registrato, passaggio spesso evitato dalle famiglie soprattutto quando il Comune non prevedeva sconti. Registrare un contratto costa 216 euro, e questo passaggio cambia i conti almeno per il primo anno: a Milano, per esempio, i 216 euro andrebbero versati per ottenere un risparmio d'imposta da 167 euro, rimandando i benefici veri agli anni successivi: sempre, ovviamente, che le condizioni non cambino un'altra volta.

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