Un aggravio di spesa per imprese e famiglie. È questa la conseguenza del debutto
effettivo della Tares . Il nuova tributo, in sostanza, determinerà una
significativa redistribuzione del carico tra diverse tipologie di utenza, sulla
base della specifica producibilità di rifiuto. L'incremento medio più alto, per
le Pmi, è quello dei Comuni ex Tarsu che registrano una crescita del
111%.
L'analisi di Ref Ricerche (si veda infografica) mette in evidenza
l'impatto della nuova tassazione sulla spesa sostenuta dalle utenze, nei Comuni
che hanno già deliberato le aliquote Tares . Per quanto riguarda le imprese ,
l'impatto del nuovo tributo è strettamente correlato alla tipologia di
utenza.
«In generale - spiegano gli economisti di Ref Ricerche - le categorie
esaminate che registrano gli aumenti più consistenti sono il ristorante ed il
negozio di ortofrutta, mentre più modesti sono gli aumenti per alberghi e
parrucchieri. È necessario, però, distinguere tra i diversi regimi: nelle realtà
ancora a Tarsu, si registrano aumenti per tutti i profili di utenza, ad
eccezione dell'albergo che ottiene un alleggerimento del carico in tutti i
Comuni, tranne Milano».
Nelle realtà già passate a Tia, la variazione è in
generale più contenuta e in alcuni casi si assiste a una rimodulazione del
carico a vantaggio delle categorie di utenza a più bassa producibilità di
rifiuti.
La maggiorazione per i servizi indivisibili determina un impatto
significativo sull'albergo e sul parrucchiere, categorie per le quali l'aliquota
unitaria è più contenuta, mentre ha un effetto trascurabile nel caso del
ristorante e del negozio di ortofrutta.
Per quanto riguarda invece le
famiglie occorre fare una distinzione tra Comuni ex Tarsu e quelli ex Tia. Nel
primo caso, si registrano incrementi molto sostenuti per le famiglie numerose (5
componenti) e per quelle monocomponente. Per quest'ultima tipologia si tratta di
una revisione sull'entità dell'agevolazione prevista nel regime Tarsu,
considerata probabilmente sovradimensionata dal legislatore.
Al contrario,
per una famiglia di tre componenti le variazioni sono generalmente più contenute
e talvolta addirittura negative.
Per i Comuni a Tia si registrano in generale
incrementi contenuti - il più delle volte l'aumento dell'aliquota unitaria è
controbilanciata dalla mancata applicazione dell'Iva - e omogenei su tutte le
tipologie familiari: in questi casi, infatti, la redistribuzione del carico era
già stata recepita dall'introduzione della tariffa, così come la copertura
integrale dei costi.
Se si considera anche la maggiorazione per i servizi
indivisibili, l'incremento della spesa annua sostenuta dalle famiglie è ancor
più elevato, soprattutto per le famiglie monocomponenti.
«L'intera materia
sui rifiuti - aggiungono gli economisti di Ref Ricerche - dovrebbe trovare un
assetto più organico all'interno della cosiddetta "Service Tax" che il Governo
si appresta a disciplinare nell'ambito del disegno di Legge di Stabilità che
sarà presentato entro il 15 ottobre. Le informazioni oggi disponibili lasciano
propendere per la necessità di un aggiornamento dei criteri di determinazione
del prelievo, così come sancito dall'art. 5 del D.L. 102/13, che è intervenuto:
da un lato escludendo la possibilità di un nuovo rinvio nell'applicazione della
Tares , ribadendo il principio comunitario secondo cui "chi inquina paga" e il
principio secondo cui si deve assicurare, attraverso il gettito del tributo, la
copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio del servizio;
dall'altro, aumentando la flessibilità di applicazione della Tares , con la
possibilità per i Comuni di prevedere ulteriori riduzioni e scontistiche».