Basterà un miliardo ai Comuni (al posto dei due inizialmente previsti) per dire sì alla nuova tassazione sulla casa? È intorno al contributo in arrivo dallo Stato centrale a favore dei sindaci, che si nasconde la chiave di lettura per comprendere se è iniziata una nuova stagione nel rapporto tra il governo e gli enti locali. C'è stato un «allentamento del Patto di stabilità per i Comuni di un miliardo di euro», ha annunciato ieri sera alla fine di un lungo negoziato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, aggiungendo che si tratta di «un segnale importante per investimenti in conto capitale in grado di creare occupazione e attività». L'altra grande novità emersa dal Consiglio dei ministri riguarda l'attesa Trise, la nuova tassa sulla casa che sostituirà Imu, Tares e Tarsu. Il premier in conferenza stampa ha rinviato l'inquadramento complessivo della nuova imposizione fiscale al Parlamento. Di fatto, comunque, la Legge di Stabilità sancisce la fine dell'epoca dei tagli avviata nei trasferimenti locali dai governi italiani dal Duemila a oggi. L'aveva detto già in mattinata il numero uno dell'Anci, Piero Fassino, in pressing da tempo su Letta. L'obiettivo è quello di «aprire una nuova stagione nei rapporti con i Comuni», mandando in archivio i 12 anni consecutivi di sacrifici, con l'ultimo caso del prelievo di 350 milioni dal fondo per i Comuni virtuosi arrivato con la manovrina appena settimana scorsa. La prospettiva è duplice: da un lato Palazzo Chigi punta a sbloccare sul territorio quelle opere rimaste sin qui impantanate in mezzo ai vincoli del Patto di stabilità interno, dalle scuole alla riqualificazione dei quartieri. Dall'altro, vuole dotare i primi cittadini di nuovi poteri sulle imposte, senza chiarire però natura e modalità degli strumenti di tassazione. «Il tributo deve essere di esclusiva competenza dei Comuni - spiegava ad esempio ieri mattina Fassino - e soprattutto deve rappresentare un vantaggio fiscale per le famiglie rispetto alla somma di Imu e Tares. Questo presuppone un contributo dello Stato centrale». Nessun via libera preventivo dai Comuni, dunque, tanto che lo stesso Fassino parlava di «dovute simulazioni per verificare che questa somma sia sufficiente» o, nel caso, «altrimenti innalzarla». L'altro nodo riguarda la certezza sull'erogazione dei mancati introiti derivanti dall'abolizione dell'Imu per il 2013. Proprio sul fronte Imu, ieri è arrivata una novità dal Parlamento: un emendamento, passato peraltro con il parere contrario del governo, prevede infatti che i Comuni possano esentare dal pagamento della seconda rata dell'imposta municipale le case date in uso dai proprietari ai figli. L'ultimo fronte aperto riguarda gli altri enti locali. Mentre il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, esulta per la scelta di Letta di azzerare i tagli alla sanità («Finalmente vediamo un futuro», ha detto) si fa sempre più agguerrito il fronte delle Province. La partita non riguarda tanto la Legge di Stabilità, quanto la discussione sul prossimo ddl Delrio relativo alle città metropolitane. Questa mattina a Milano si riuniscono le Province del Nord, che hanno annunciato un'operazione verità sul tema. «Vogliono toglierci l'edilizia scolastica per darla ai Comuni - spiega Antonio Saitta, presidente dell'Upi -. Di questo passo, rischiano di aumentare i centri di spesa e la spesa complessiva per lo Stato». Saitta poi rimarca le distanze con i sindaci, in quella che s'annuncia come la battaglia del prossimo inverno. «Il Patto di Stabilità? Chiedere come fa l'Anci un allentamento generalizzato non ha senso. L'operazione deve essere selettiva e deve avere due priorità: la messa in sicurezza delle scuole e gli interventi a favore del sistema idrogeologico. Bisogna muoversi, perché le risorse non ci sono più. Siamo davvero ridotti all'osso...»Errani (Regioni)
«L'assenza di tagli nella sanità è un risultato positivo, frutto del lavoro e della capacità di ascolto del governo»
Saitta (Province)
«L'edilizia scolastica in mano ai sindaci? Di questo passo rischiano di aumentare i centri di spesa»