Nelle prossime settimane arriverà agli italiani, proprietari di casa o inquilini, il bollettino per pagare la Tares e in molti, disorientati dai dribbling ubriacanti effettuati quest'anno dal nuovo tributo sui rifiuti, si chiederanno stupiti: «Ma non l'abbiamo già pagata un paio di mesi fa?». Nemmeno per sogno.
Quello chiesta da Comuni e aziende di igiene ambientale nei mesi scorsi, in genere con scadenza al 30 settembre, era solo un acconto. La Tares, infatti, dal suo debutto il 1° gennaio scorso è cambiata un'infinità di volte, e alle amministrazioni locali è stato impossibile seguire il balletto dei parametri e scrivere i regolamenti in tempo per applicare subito il tributo. Per evitare crisi di liquidità (che si sono comunque verificate) e avviare la raccolta di una parte del tributo che paga il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, è stato allora concesso ai Comuni di chiedere in via provvisoria l'acconto calcolandono in percentuale sulla Tarsu (o sulla Tia) pagata da ogni contribuente nel 2012, in attesa di tempi migliori. La fine dell'anno si è avvicinata, ma i tempi non sono migliorati perché la confusione sotto il cielo rimane grande: il peso del bollettino che arriverà in ogni casa, negozio o impresa prima di dicembre, quindi, dipende da un'infinità di variabili.
Le ultime novità in fatto di Tares sono scritte nella legge di conversione del decreto «Imu-2» (articolo 5 del Dl 102/2013), e permettono ai Comuni di evitare la copertura integrale del costo del servizio finanziando una quota degli sconti (fino al 7% degli oneri totali) con altre risorse di bilancio. In extremis, però, è spuntata anche la possibilità di ignorare del tutto le nuove regole, e riproporre per il 2013 la stessa forma di prelievo (Tarsu o Tia) applicata da ogni Comune nel 2012. Tantissimi enti, vista la confusione, stanno pensando di sfruttare questa opportunità, che permette anche di rimandare i super-aumenti imposti a molte categorie al passaggio Tarsu-Tares, ma la catena infinita delle novità non sembra fermarsi: il ministero dell'Economia ha pronta una risoluzione (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 novembre) che impedirebbe il ritorno alla Tarsu nei Comuni in cui il preventivo 2013 è già stato approvato, riservando l'opzione solo a chi è in ritardo con i conti.
Il destino di ogni contribuente è appeso a questo flipper di regole. Nei Comuni che hanno applicato la Tarsu nel 2012 e chiederanno la Tares a dicembre si scaricheranno i maxi-aumenti, soprattutto su famiglie numerose e attività commerciali ad alta produzione di rifiuti (ristoranti, bar, fruttivendoli eccetera): negli enti che applicavano la Tia, e in quelli che riproporranno la Tarsu, non ci saranno invece grossi cambiamenti. A tutti toccherà invece pagare la maggiorazione Tares da 30 centesimi al metro quadrato, che finisce allo Stato.
In alcuni Comuni, il saldo Tares può essere rimandato ai primi mesi del 2014, ma il posticipo si limiterebbe a creare un nuovo ingorgo fiscale: a gennaio 2014, secondo il disegno di legge di stabilità, andrebbe pagata anche la prima rata Trise, il nuovo tributo composto da Tari (l'ennesima metamorfosi della tassa rifiuti) e Tasi (il tributo sui servizi indivisibili che sostituisce l'Imu). L'alba, insomma, rimane lontana.