Il secondo fronte del cantiere Equitalia nella legge di stabilità riguarda la riscossione locale, che per la quarta volta arriva impreparata all'appuntamento con il presunto "addio" dell'agente nazionale al Fisco dei Comuni.
La «cessazione delle attività» sui tributi locali da parte di Equitalia è prevista al 31 dicembre, termine che l'ultima proroga messa sul piatto dal decreto sblocca-debiti (articolo 10, comma 2-ter del Dl 35/2013) aveva definito «inderogabile»: impossibile, però, evitare un altro rinvio, perché l'uscita di scena di Equitalia lascerebbe a piedi migliaia di Comuni e l'ipotesi alternativa del Consorzio fra Equitalia e Comuni non ha fatto un passo in avanti.
La «deroga» del termine «inderogabile» sembra quindi un passaggio obbligato, ma non è l'unico aspetto della riscossione locale che impegnerà la legge di stabilità. La girandola di modifiche della tassazione sui rifiuti ha seminato il caos nei Comuni, alcuni dei quali stanno rimanendo ancorati alla vecchia Tarsu o alla Tia, mentre altri hanno introdotto la Tares. I continui interventi hanno però modificato le condizioni della riscossione, mentre si avvicina il debutto della Trise dal 1° gennaio: per questa ragione, tra gli emendamenti si fa strada l'ipotesi di chiarire il passaggio prevedendo che gli affidamenti in corso possano proseguire per tutto il periodo contrattuale in relazione ai tributi sui rifiuti «comunque denominati».Una soluzione che avrebbe almeno il pregio di garantire la continuità nella raccolta del tributo (sempre che i Comuni e le aziende di igiene ambientale riescano a orientarsi nel dedalo dei parametri e fissare le tariffe definitive). Sul versante del Trise, il tributo "unitario" che si comporrà di Tari (rifiuti) e Tasi (servizi), il disegno di legge di stabilità permette anche ai Comuni di affidare la riscossione di entrambe le componenti alle aziende di riscossione oppure a quelle che gestiscono i rifiuti: da questo punto di vista, gli amministratori locali chiedono che le due componenti possano essere divise, continuando ad affidare alle aziende di igiene urbana il tributo che sanno riscuotere, cioè quello sui rifiuti.
Il mondo, delicato, della riscossione locale continua insomma a vivere sospeso fra un presente in perenne proroga e un futuro che fatica a chiarirsi. Il passaggio decisivo tocca alla legge delega fiscale, che per dare un assetto certo alla raccolta dei tributi comunali deve rispondere alla domanda-clou: quale sarà, se ci sarà, il ruolo di Equitalia?
La mancata soluzione al problema ha finora rappresentato un ostacolo insormontabile sulla strada della riforma della riscossione locale. Nello «sblocca-debiti» era stata ipotizzata una "alleanza", sotto forma di consorzio, fra Comuni e agente nazionale, mentre nell'ultima versione della delega fiscale all'esame del Parlamento si prevede la possibilità di tornare a bussare a Equitalia per i Comuni che vogliono utilizzare lo strumento del ruolo invece dell'ingiunzione fiscale. Entrambe le ipotesi incontrano molte opposizioni, a partire da quella dei concessionari locali che chiedono una base certa per la "competizione" fra le diverse offerte, in linea con le regole Ue sulla concorrenza. Per arrivare al traguardo, però, occorre prendere una decisione su come gestire gli eventuali esuberi (le stime oscillano fra 600 e 1.500) che Equitalia avrebbe uscendo tout court dal campo della riscossione locale: le diverse ipotesi, dal Consorzio al ritorno dell'agente nazionale per la riscossione a mezzo ruolo, nascono anche da qui.