Un decreto correttivo entro fine anno per cancellare la «mini-Imu» e un «taglio effettivo» da 1,5 miliardi, lo stop immediato ai rapporti istituzionali con il Governo (che ieri ha subito bloccato i lavori della Conferenza Unificata) e un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per un «incontro urgente» in cui discutere anche del «tradimento» degli impegni presi operato dal Governo.
È durissima la reazione dei sindaci alla versione "definitiva" della legge di stabilità, che attende domani il voto della Camera prima del passaggio finale in Senato lunedì. Una reazione speculare a quella espressa, sempre ieri, da Confedilizia, secondo cui«il testo definitivo non può contenere il rischio di aumento delle imposte sulla casa». Secondo il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, «il Governo si è infilato in un pasticciaccio», e per uscirne deve imporre ai Comuni di introdurre detrazioni senza usare i 500 milioni ad hoc «per aumentare gli sprechi».
I fronti sono opposti, ma il problema è comune e riguarda le prospettive fiscali dell'abitazione principale e degli altri immobili con l'ultima appendice dell'Imu 2013 e l'arrivo della Tasi dal 2014. Secondo i calcoli delle amministrazioni locali, per pareggiare i conti con le aliquote effettive raggiunte dall'Imu quest'anno manca un miliardo e mezzo, e i 500 milioni previsti (solo nel 2014) per introdurre detrazioni sull'abitazione principale sono del tutto insufficienti al bisogno. In più, in migliaia di Comuni la leva fiscale "libera" si concentra sull'abitazione principale, con il rischio di un'applicazione diffusa della Tasi al 2,5 per mille che rappresenterebbe un conto salato soprattutto per le abitazioni di valore medio e basso (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri).
Il timore non è nutrito solo da sindaci e contribuenti, ma trova conferme anche all'interno dello stesso Governo. «Penso che i Comuni abbiano molte ragioni a protestare per la riduzione delle risorse», ha spiegato per esempio il ministro degli Affari regionali e Autonomie Graziano Delrio, riferendosi in particolare all'entità delle risorse per le detrazioni.
Ad aggiungere incognite alla partita fiscale ci sono poi i nuovi problemi tecnici che emergono dall'esame degli ultimi emendamenti approvati. Il comma 478-bis, per esempio, prova a superare l'ostacolo del doppio invio di modelli che sarebbe stato imposto dall'obbligo di pagamento della maggiorazione Tares al 16 dicembre nei tanti Comuni che hanno rinviato il conguaglio del tributo sui rifiuti a gennaio o febbraio. La nuova data prevista per i versamenti, il 24 gennaio, però si limita a spostare il problema, perché la maggioranza dei Comuni che hanno fatto slittare l'ultima rata del tributo sui rifiuti ha fissato la scadenza al 31 gennaio oppure più avanti. Anche questa scadenza, quindi, appare decisamente a rischio.
Sulla raccolta della Tari, poi, le nuove regole aprono un buco nei tanti Comuni che finora hanno affidato l'entrata alle aziende di riscossione iscritte all'albo, e che dall'anno prossimo non potrebbero più affidare il servizio allo stesso soggetto, anche se il contratto non è scaduto, perché la norma (comma 489) fa riferimento alle sole aziende di igiene urbana.