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Un buco da 625 mln nei conti-Italia oggi

  • 23 Dic, 2014
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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La legge di Stabilità 2015 approvata dal senato e oggi al sì definitivo della camera apre un buco da 625 milioni nei conti dei comuni.

Il governo è alla ricerca di una soluzione, che potrebbe passare attraverso la devoluzione ai sindaci di una parte del gettito Imu sul fabbricati produttivi. Ma non mancano i problemi, sia tecnici che politici. La questione nasce dalla decisione di rinviare a data da destinarsi il debutto della nuova «local tax», confermando anche per il 2015 il tridente ImuTasi-Tari. Per evitare un'ulteriore impennata del ? sco locale, l'Esecutivo ha stabilito che anche per il 2015 l'aliquota della Tasi non potrà superare il 2,5 per mille. Faranno eccezione (come già accaduto nel 2014), i soli comuni che prevedranno sconti a favore delle abitazioni principali e degli immobili ad esse equiparati: in tali casi, l'aliquota Tasi potrà essere elevata di un ulteriore 0,8 per mille, spingendosi ? no al 3,3 per mille. Rimane confermato, inoltre, l'altro limite, che vieta di superare, nella somma Tasi e Imu, l'aliquota massima prevista, per le diverse tipologie di immobili, al 31/12/2013 (anche qui con un possibile surplus di 0,8 in caso di «maxi Tasi»). E proprio la necessità di non oltrepassare questo tetto cumulato rischia di mettere in crisi i non pochi comuni che, avendo già raggiunto l'aliquota massima consentita dell'Imu sugli immobili ancora ad essa assoggettati, non possono applicarvi la Tasi. In questi casi, nei conti del prossimo anno si aprirà un buco, poiché il Mef, nella distribuzione del fondo di solidarietà comunale, stimerà comunque un'entrata da Tasi ad aliquota base (1 per mille) che, però, sarà puramente virtuale. Per ovviare al problema, quest'anno è stato stanziato un fondo da 625 milioni, distribuito fra circa 1.800 bene? ciari. A fare la parte del leone in sede di riparto, sono state le grandi città: basti pensare che, da sole, Milano, Napoli, Torino, Genova e Roma si sono aggiudicate quasi un terzo della disponibilità totale (circa 213 milioni). In cima alla classi? ca, troviamo il capoluogo meneghino, che ha incassato un assegno da quasi 90 milioni, seguito da quello partenopeo (più di 37 milioni), da quello sabaudo (oltre 36 milioni) e da quello ligure, che con circa 27,5 milioni ha superato anche la capitale (22,5 milioni). Per il 2015, invece, non ci sono soldi in più da dare ai sindaci, tanto che alcune amministrazioni (ad esempio Bologna) avevano già pensato di chiudere la falla alzando l'aliquota della Tasi sulle prime case oltre il 2,5 per mille. In teoria, si sarebbe potuto arrivare ? no al 6 per mille, o al 6,8 con la «maxi Tasi». Ma tale strada viene ora preclusa dall'emendamento governativo, che fa tirare un sospiro di sollievo ai possessori di immobili, ma rischia di mandare in disavanzo i comuni. Anche perché la stessa stabilità impugna nuovamente le forbici, tagliando ai sindaci altri 1.200 milioni. I sindaci, quindi, sono in allarme. Il presidente dell'Anci, Piero Fassino, ha evidenziato la necessità di garantire l'invarianza di gettito per i comuni. «Negli incontri avuti», ha detto Fassino, «il Governo ha riconosciuto la fondatezza della nostra richiesta e si è impegnato a trovare una soluzione: da parte nostra, abbiamo avanzato la proposta di usare parte dei proventi dell'Imu sugli immobili D, che restano allo Stato, per alimentare questa perequazione per un importo di 625 milioni». Ed è proprio questa la soluzione al momento più gettonata, che potrebbe trovare posto, come affermato anche dal sottosegretario all'economia, Pier Paolo Baretta, in un provvedimento diverso dalla stabilità. Ma non mancano i problemi. Sul piano tecnico, oltre ad individuare le coperture, si tratta di stabilire i criteri per la distribuzione del nuovo fondo, che ovviamente non potranno essere legati tout court al luogo di produzione del gettito sui fabbricati produttivi, ma dovranno tenere conto anche della distribuzione delle esigenze perequative. Sullo sfondo, inoltre, c'è una questione politica: quest'anno i 625 milioni sono andati in gran parte alle amministrazioni con i livelli più elevati di pressione ? scale, molte delle quali avevano alzato le aliquote proprio per lucrare sui rimborsi statali. Tale scelta aveva causato più di un mal di pancia fra i primi cittadini più «virtuosi»: dif? cile che siano disposti a ingoiare di nuovo il rospo

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