È questo il cuore del messaggio che ieri mattina il presidente dell'Anci Piero Fassino ha portatoa Palazzo Chigi, in un incontro con il premier Matteo Renzi nell'apertura ufficiale di un confronto che si annuncia serrato in vista di una legge di stabilità ancora una volta occupata dai temi di finanza locale. Oltre al taglio del fisco sul mattone, la manovra dovrebbe infatti portare anche al «superamento» dell'ultradecennale Patto di stabilità, con il debuttoa regime delle regole sul pareggio di bilancio scritte nel 2012. Su entrambi i fronti il Governo si è già pronunciato: in più di un'occasione Renzi ha assicurato i suoi ex colleghi sindaci sul fatto che il rimborso delle tasse tagliate sarà «fino all'ultimo euro»,e dall'Economia il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha parlato ripetutamente di «fine della stagione dei tagli ai Comuni» e di superamento del Patto. In entrambi i casi, però, il passaggio dalle intenzioni politiche alla loro traduzione pratica presenta parecchie insidie. Sul Fisco,i numeri sono ancora ballerini ma il punto sostanziale sottolineato dal presidente Anci è legato al fatto che per il rimborso non bastano certo i 3,53,6 miliardi relativi alla Tasi sull'abitazione principale. Le due incognite principali sono legate a imbullonati e terreni agricoli. Sull'abolizione dell'imposta applicata ai macchinari, anch'essa annunciata da Renzi, il primo a pagare pegno sarebbe lo Stato, a cui è destinato il gettito standard dei fabbricati strumentali, ma molti Comuni incassano la quota aggiuntiva determinata dagli aumenti di aliquota: sull'intera partita le prime stime parlano di 5700 milioni, ma manca una cifra ufficiale e il difficile lavoro per trovarla è in corso nei palazzi del Governo. Anche il peso dell'Imu agricolaè tutto da valutare: un intervento che si limitassea cancellare il pasticcio (ancora sotto esa MILANO me al Tar) prodotto dal cambio di regole dell'anno scorso costerebbe 260 milioni, ma martedì scorso a Milano Renzi ha prospettato un'abolizione totale dell'imposta sui terreni, che di milioni ne vale oltre 800. C'è poi l'Imu sulle abitazioni «di lusso»: nelle parole del premier è spuntata la sua abolizione, che costa altri 91 milioni. Ancora più complicata sul piano tecnico è la sostituzione del Patto di stabilità con il pareggio di bilancio. Per attenuare le regole che imporrebbero otto diversi obiettivi annuali a ogni Comune, e che sono difficili da cambiare o rinviare perché scritti in una legge rafforzata modificabile solo con la maggioranza assoluta, si ipotizzano regole attuative che puntino l'attenzione solo su alcu ni obiettivi. La legge prevede però che in caso di crescita inferiore al "potenziale" (quadro che nonostante i miglioramenti sarà certificato anche dall'aggiornamento del Def) lo Stato crei un fondo per compensare il mancato gettito determinato negli enti locali dal mancato aumento del Pil. Sui meccanismi di quantificazione e di distribuzione di queste risorse al momentoè buio pesto. Il capitolo sui bilanci locali comprende poi i tagli aggiuntivi da un miliardo già previsti per Province e Città metropolitane per il 2016. Il decreto enti locali ha permesso agli enti di area vasta di scrivere un bilancio solo annuale, riconoscendo di fatto che il quadro 2016 è da correggere. Lo stesso dato emerge dalle tabelle Sose sui «costi efficienti» delle funzioni provinciali, ma ammorbidire la sforbiciata complica il puzzle delle coperture.