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Equitalia con la riforma rientra nelle entrate locali. Ilsole24ore

  • 23 Set, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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I Comuni potranno riscuotere le loro entrate con lo strumento del ruolo e continuare ad avvalersi di Equitalia.

 

Lo prevede un emendamento del Governo al disegno di legge delega fiscale, approvato dalla commissione Finanze della Camera e da oggi all'esame dell'Assemblea. In particolare vengono modificati due degli otto criteri direttivi ai quali dovrebbe ispirarsi il Governo in sede di attuazione della riforma sulla riscossione. Occorre tuttavia evidenziare che oggi il ruolo è utilizzato esclusivamente da Equitalia, mentre con l'emendamento verrebbe esteso ai Comuni solo in caso di gestione diretta o con società interamente partecipate. I concessionari privati continuerebbero invece ad utilizzare l'ingiunzione fiscale, anche se lo sdoppiamento (ruolo e ingiunzione) appare incoerente con il primo criterio direttivo, che prevede la revisione dell'ultracentenaria disciplina dell'ingiunzione fiscale (Rd 639/190), recependo le procedure e gli istituti della disciplina esattoriale (Dpr 602/73). Il riferimento al ruolo potrebbe quindi essere inteso, più che allo strumento, all'applicazione della stessa procedura utilizzata da Equitalia. Resterebbe comunque il problema, per moltissimi Comuni, della mancanza del «funzionario responsabile della riscossione», munito di apposita abilitazione (Dlgs 112/99), senza il quale non è possibile attivare le azioni esecutive (pignoramenti, vendite, eccetera). Nell'ultimo decennio è stata effettuata una sola selezione, durata peraltro cinque anni, quindi occorre rivedere la procedura attribuendo l'indizione e la gestione degli esami a un soggetto diverso dall'agenzia delle Entrate (il direttore è anche presidente di Equitalia), eliminando così il potenziale conflitto di interessi. Molte amministrazioni saranno pertanto indotte ad optare per Equitalia, che rientrerebbe a pieno titolo nel comparto delle entrate comunali nonostante la dead line del 31 dicembre 2013. Insomma, mancano tre mesi all'inizio del nuovo anno e non è ancora chiaro lo scenario futuro sul fronte della riscossione delle entrate. Peraltro c'è l'ulteriore incognita dei tributi in via di soppressione. Infatti dal 2014 l'imposta sulla pubblicità e la Tosap dovrebbero trasformarsi in Imu secondaria, mentre la Tares e l'ex Imu sull'abitazione principale dovrebbero fondersi nella nuova service tax, il tutto in assenza di regole certe. Un'operazione che occorrerebbe valutare attentamente, trattandosi di tributi con diversi presupposti e finalità. Andrebbe poi considerata la massa degli affidamenti all'esterno, costituita da oltre 4.500 contratti in corso, di cui circa 2mila con scadenza a fine anno. Si pone quindi un duplice problema: per i contratti in scadenza i Comuni non sanno quale tributo inserire nel nuovo bando di gara, mentre quelli con scadenza naturale oltre il 2013 verrebbero addirittura travolti, alimentando un inutile contenzioso. Sarebbe quindi necessario introdurre una norma transitoria che imponga di rinegoziare gli affidamenti in corso, limitatamente alla durata residua. Ciò anche alla luce della giurisprudenza che non consente ai Comuni di estendere i contratti Ici e Tarsu ai nuovi tributi Imu e Tares (Tar Lecce 1771/13), neppure come variante per sopravvenute disposizioni legislative (Tar Roma 3801/13), ma solo se il contratto originario prevede l'estensione alla gestione di altre entrate (Tar Napoli 1543/13). Anche altre questioni (la revisione dell'albo, l'allineamento dei costi, eccetera) aspettano di essere risolte. Già i ritardi sono imponenti e occorre fare presto, altrimenti si andrà verso l'ennesima e inevitabile proroga.

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