Il calendario è stato indicato ieri dal consigliere economico di Palazzo Chigi, Luigi Marattin, e dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, intervenuti alla IV Conferenza sulla finanza e l'economia locale organizzata da Anci e Ifel. Il cantiere della tassa unica chiamata a sostituire Imu e Tasi e ad accorpare i tributi minori (suolo pubblico e pubblicità in particolare) riparte però dall'ostacolo su cui è inciampato qualche mese fa, rappresentato dallo scambio fra l'addizionale Irpef, che andrebbe allo Stato, e il gettito dell'imposta su capannoni, alberghi e centri commerciali, che finirebbe ai sindaci. «L'obiettivo ha chiarito Barettaè semplificare la vita ai contribuenti, e distinguere il più possibile fra le entrate dello Stato e quelle dei Comuni»,e finché si rimane sui principi non c'è discussione, perché le parole d'ordine sulla semplificazione e la distinzione dei gettiti sono identiche a quelle lanciate nel corso della stessa giornata dal segretario generale Anci, Veronica Nicotra, che ha evocato anche l'esigenza di «autonomia integrale sulle entrate» e di «una riduzione della pressione fiscale, rivedendo in parte anche le scelte fatte a fine 2011»; la tensione cresce però quando si tratta di discutere su come tradurli in pratica. Nell'ultima legge di stabilità il lavoro si è bloccato sul fatto che l'Imu sui capannoni in arrivo ai Comuni è nel complesso più leggera (di almeno 500 milioni secondo i calcoli Ifel) rispetto all'addizionale Irpef. Per superare il problema, la via individuata dal Governo passerebbe da un nuovo fondo di compensazione, da cui i Comuni, che dall'Imu sui capannoni ricevono meno che dall'addizionale, pescherebbero la differenza; gli enti in situazione opposta avrebbero invece spazio per abbassare la local tax. Far quadrare questi conti in tutti gli 8.047 Comuni non è impresa semplice, ma c'è un dato in più: l'addizionale Irpef, sottolineano gli amministratori,è mobile (fra 2010 e 2014 è cresciuta del 36,9% da 2,82 a 3,86 miliardi) mentre la compensazione "congelerebbe" i valori in campo togliendo una leva fiscale ai sindaci. L'Imu sui capannoni, poi, sta diventando un'imposta sempre più scomoda sul piano politico, da mesi si lavora a una soluzione sugli «imbullonati» per evitare che i macchinari gonfino la rendita catastale, e fra gli amministratori locali non manca chi teme problemi di gestione. Resta il fatto che l'idea di un terzo anno di Imu condivisa fra Statoe Comunie accompagnata dalla Tasiè bocciata da tutti: «Bisogna azzerare il disastro compiuto in questi anni taglia corto Luca Antonini, presi dente della commissione paritetica sul federalismo fiscale perché se non si recupera chiarezza si delegittima tutto il sistema delle autonomie». A far crescere la temperatura sul tema c'è anche il fatto che finoa oggi lo scambio fra tagli e tasse è stato pesante per i contribuenti, ma si è rivelato negativo per gli stessi conti locali. A dirlo sonoi numeri snocciolati da Andrea Ferri, responsabile del dipartimento Finanza locale dell'Ifel, secondo cui fra aumenti di tasse, tagli di fondi e obiettivi di Patto i Comuni hanno perso più di 5,5 miliardi di euro, cioè il 19,5% delle risorse disponibili. Ma sulle prospettive dei conti locali pesa anche un'altra urgenza, l'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio che entrerà in vigore dall'anno prossimoe secondoi calcoli Ifel vedrebbe fuori linea quasi metà dei Comuni sull'indicatore del saldo finale di cassa. «Agli enti locali la legge imporrebbe vincoli che non sono in linea con gli obblighi Ue sottolinea Marattin mentre bisogna concentrarsi solo su debito e deficit». Si tratta di una legge rafforzata, che per essere cambiata ha bisogno della maggioranza assoluta in Parlamento, e anche per questa ragione servirebbe partire subito per evitare sorprese in autunno.