Sfumata la possibilità di introdurre il tributo unico sul fisco immobiliare all'interno della legge di Stabilità in discussione al senato, sembra essere venuta meno anche la chance di vedere nascere la nuova imposta con un provvedimento ad hoc da emanare nei primi mesi dell'anno prossimo. A pesare le tante incognite generate dal nuovo assetto della fiscalità locale a partire dallo scambio tra addizionale comunale Irpef e Imu sui fabbricati D che rischia di creare seri problemi di compensazione di gettito tra i comuni (si veda ItaliaOggi del 10/12/2014). Peccato però che, se lo scenario per il 2015 fosse quello di avere nuovamente a che fare con Imu e Tasi, a rimetterci sarebbero ancora una volta i contribuenti. Non solo perché dovrebbero ancora districarsi nella giungla di aliquote Tasi e delle centinaia di migliaia di combinazioni tra queste ultime e le aliquote Imu. Ma soprattutto perché a legislazione vigente il rischio che la Tasi 2015 possa portare le aliquote al 6 per mille è concreto. Nel 2014, infatti, è stato possibile applicare l'aliquota «calmierata» del 2,5 per mille sull'abitazione principale solo grazie a due stratagemmi escogitati da palazzo Chigi per garantire ai sindaci parità di risorse nel passaggio dall'Imu alla Tasi. Il riferimento è all'addizionale dello 0,8 per mille finalizzata alla copertura delle detrazioni e alla compensazione di 625 milioni corrispondente alla stima del gettito non recuperabile da parte di circa 1.800 comuni. Due misure «una tantum», valide solo per il 2014, visto che, come stabilito dalla manovra 2014 (legge 147/2013), dal 2015 le aliquote dell'accoppiata Tasi-Imu possono salire fi no al livello dell'«aliquota massima consentita dalla legge statale per l'Imu al 31 dicembre 2013 in relazione alle diverse tipologie di immobile»: ossia il 6 per mille per le abitazioni principali e il 10,6 per mille per le seconde case. Per le prime case sarebbe un salasso perché significherebbe tornare all'aliquota massima dell'Imu 2012 per di più senza l'applicazione di detrazioni fisse (200 euro per l'abitazione principale e 50 euro per ogni fi glio a carico) che invece erano possibili nella vecchia disciplina dell'imposta municipale. La Cgia di Mestre ha stimato che con la Tasi al 6 per mille si potrebbero registrare aumenti della tassazione sulla prima casa di oltre il 200%. «Con l'ulteriore contrazione dei trasferimenti che i comuni subir a n n o con la legge di Stabilità 2015, i sindaci non avranno altra scelta: dovranno agire sulla leva fi scale, molto probabilmente ritoccando all'insù l'aliquota Tasi», ha osservato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia. Uno scenario che i sindaci in primis vogliono evitare. E per questo chiedono al governo di riproporre le due misure emergenziali già sperimentate quest'anno: addizionale Tasi per fi nanziare le detrazioni e 625 milioni di stanziamento compensativo. Per questo il presidente dell'Anci, Piero Fassino, ha subito lanciato un avvertimento al governo. «La decisione del governo di rinviare l'introduzione della local tax al 2016 comporta che in ogni caso si garantisca che i comuni dispongano nel 2015 delle stesse risorse percepite con Imu-Tasi nel 2014», ha osservato il sindaco di Torino. Per questo Fassino ha chiesto di riattivare un tavolo di confronto con l'esecutivo «per dare una defi nitiva soluzione a questo problema e a tutte le altre questioni di fi nanza locale e norme di semplifi cazione frutto dell'intesa con l'esecutivo, ma alle quali non sono ancora seguiti riscontri concreti». «Allo stato attuale», ha proseguito, «non c'è alcuna garanzia che i comuni percepiranno davvero le stesse risorse del 2014, non prevedendo la legge di Stabilità all'esame del senato né l'aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille, né il fondo compensativo di 625 milioni. La mancanza di queste risorse determinerebbe una situazione fi nanziaria assolutamente insostenibile per i comuni, già gravati, per effetto della manovra 2015, da minori risorse per oltre un miliardo e mezzo, alle quali aggiungere altre centinaia di milioni da accantonare per i crediti di dubbia esigibilità, a cui sarà diffi cile far fronte».