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Il governo contesta le cifre dei sindaci

  • 19 Mag, 2012
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Il governo contesta le stime dei Comuni sul gettito del l'Imu, definendole «dubbie e indimostrabili» e frutto di «un campione non rappresentativo», ma i sindaci restano esattamente della loro idea. Sostengono che mancheranno tra 2 e 2,5 miliardi, che in estate bisognerà alzare le aliquote e che, comunque, il taglio loro lo hanno già subìto. La polemica si accende e, se non pregiudica il confronto, rende certo più tesi i rapporti con l'esecutivo. 


Lo stesso Mario Monti, che ieri ha fatto intervenire Palazzo Chigi sulla vicenda con una nota in cui si invita a «non generare allarmismo», è preoccupato per la campagna che porterà i primi cittadini a manifestare in piazza a Venezia, giovedì prossimo, contro la nuova imposta. Rischia di saldarsi alle tensioni create dalla crisi, e con la Lega che da mesi invita a non pagare, di accrescere le incertezze sull'operazione in una fase ancora molto delicata per i conti pubblici. Così martedì prossimo, tra il presidente del Consiglio e i sindaci, che vogliono la modifica dell'Imu e l'allentamento del Patto interno, si profila un confronto a viso aperto e dall'esito incerto.
«Ragionevolmente noi auspichiamo di non dover intervenire di nuovo sulle aliquote dell'Imu» ha detto ieri il sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, intervenendo al convegno dell'Ifel e dell'Anci a Frascati, mentre Palazzo Chigi confermava nella nota che «il gettito complessivo sarà di circa 21 miliardi». La legge prevede una verifica degli incassi sulla base dell'acconto di giugno e la possibilità di ritoccare le aliquote, «ma speriamo di non doverlo fare, e siamo convinti che non lo faremo neanche per l'Imu agricola», ha detto Ceriani.«Il problema - ha aggiunto - è che siamo in campagna elettorale, ma dopo i ballottaggi il rapporto tra il governo e i comuni prenderà una piega più pacata e serena».
«Dicevamo la stessa cosa anche sul gettito dell'Ici, e il governo dopo anni ci ha dato ragione. Io spero sempre di sbagliarmi» ha replicato il presidente dell'Associazione dei Comuni, Graziano Delrio, «perché se i nostri dati sono giusti le famiglie pagheranno di più. Sono mesi che diciamo che questo gettito è sovrastimato e su questa sovrastima sono stati fatti dei tagli, imponendo ai Comuni una manovra. Dobbiamo sederci con il governo e modificare la situazione attuale. Altrimenti si rischiano tensioni sociali dopo il pagamento della prima rata». Sull'Imu i sindaci ci mettono la faccia, ma a conti fatti, sostiene Delrio, i soldi andranno allo Stato e i Comuni ne avranno meno di prima. «Bisogna rendere la tassa meno pesante e cieca» ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. 
Il governo sembra più che disposto a ragionare sull'assetto definitivo dell'Imu «sperimentale». Anzi, sta già meditando alcune proposte che vanno nella direzione chiesta proprio dai Comuni. Una delle soluzioni prevede lo sdoppiamento della tassa: un'imposta sugli immobili con un'aliquota più bassa e il gettito ai Comuni e una patrimoniale riservata allo Stato, da usare in parte per perequare le entrate municipali, e modulabile in funzione del reddito. Ceriani è possibilista, i sindaci sono d'accordo. Sul confronto tra Stato e Comuni, però, pesano altre incognite. 
La modifica del Patto, per cominciare. A Monti, i sindaci chiederanno martedì di applicare in Italia il metodo che Monti ha chiesto di applicare in Europa: considerare gli investimenti fuori dal tetto di spesa. Oppure lo sblocco dei residui passivi, 11 miliardi che i comuni hanno in cassa, con un effetto una-tantum sul deficit pubblico. Richieste difficili da esaudire. Non bastasse, sta spuntando un altro problemino non da poco con i Comuni. Dal primo gennaio 2013, dopo infinite polemiche, scade la concessione con Equitalia per la raccolta dei tributi. I sindaci pensano a una riscossione più «umana», aggi meno pesanti e più attenzione alle posizioni dei singoli ed entro fine anno faranno le gare per affidare il servizio ai privati. Le regole attuali, però, darebbero loro solo poteri molto limitati rispetto a quelli di Equitalia, e dovrebbero essere cambiate. A prescindere, il governo sembra scettico. «Premesso che la spesa non dovrà aumentare, il problema sta a monte. Dagli enti locali arrivano in riscossione somme dovute ad atti sbagliati, illegittimi, o non ritirati anche se annullati, e questo è uno dei motivi che ha creato le tensioni su Equitalia» ha detto senza mezzi termini Ceriani. Delrio esclude una nuova richiesta di proroga, dopo quella del 2012. Di sicuro, Equitalia non ne vuole più sapere.

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