Se, per alcuni enti, il ricalcolo si traduce in minori tagli, per altri rende ancora più pesanti le sforbiciate già subite, costringendo in molti casi a restituire risorse allo stato. Si pone per tutti, invece, il problema delle regolazioni contabili, dal momento che i consuntivi sono stati chiusi alla fine di aprile. Le variazioni delle spettanze rispetto ai valori resi noti ad ottobre dello scorso anno dipendono dalla revisione delle stime sul gettito dell'imposta municipale propria, che il Mef ha consolidato solamente lo scorso 31 maggio scorso (si veda ItaliaOggi di ieri), con tre mesi tondi di ritardo rispetto alla scadenza (28 febbraio) prevista dall'accordo sancito in Conferenza stato-città e Autonomie locali il 1° marzo 2012 e poi ripreso dall'art. 9, comma 6-bis, del dl 174/2012 e dal comma 383 della legge 228/2012. I valori dell'Imu stimati dal Mef incidono sulle assegnazioni attraverso un duplice meccanismo: da un lato, essi servono per distribuire il taglio previsto dall'art. 28, commi 7 e 9, del dl 201/2011, che vale circa 1,5 miliardi, da ripartire in proporzione agli incassi (presunti); dall'altro, il maggiore/minore gettito di quest'ultima rispetto all'Ici 2010 (valore, anche quest'ultimo, in diversi casi modificato rispetto ai dati dei mesi scorsi) si riflettono in decurtazioni/incrementi delle spettanze. La tabella in pagina mostra l'effetto combinato di questi due fattori (il cui peso è indicato nelle ultime due colonne) sulle assegnazioni (seconda colonna) dei capoluoghi di regione. Laddove compare il segno meno, la revisione ha portato a una ulteriore riduzione rispetto ai dati di ottobre, a sua volta dovuta alla revisione al rialzo delle stime Imu (ovvero al ribasso dell'Ici 2010). È questo il caso più frequente nel campione considerato, dato che interessa Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Perugia, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Cagliari. Negli altri casi, il segno più sta invece a indicare un incremento delle spettanze, che simmetricamente dipende da stime Imu più basse (o da un'Ici 2010 più alta). Nel complesso, il gioco è a somma 0, ma ovviamente i comuni che si erano visti sovrastimare gli incassi Imu tirano finalmente un sospiro di sollievo. Gli altri, invece, dovranno restituire i soldi in più allo Stato, che li recupererà attraverso l'Agenzia delle entrate a valere sui nuovi incassi. Rimane il problema delle regolazioni contabili, dato i conti del 2012 sono ormai chiusi. Come evidenziato dall'Ifel, infatti, soltanto un'espressa norma di legge potrebbe consentire una modifica dei dati dei rendiconti chiusi ad aprile, ma si tratterebbe di una soluzione irragionevole in questa fase dell'anno, anche considerando gli adempimenti relativi al Patto, i cui termini sono ormai trascorsi.