Il secondo, riassoggettare all'Irpef i redditi degli immobili a disposizione e non affittati, perché c'è un'ingiustificata disparità di trattamento con i proprietari che invece li affittano e ci pagano sopra sia l'Imuche l'Irpef. Il terzo più che un punto fermo è un orientamento, ma forse è il più importante, perché il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni si è convinto che abolire l'Imusulla prima casa per legge statale sarebbe un errore e che sarebbe molto meglio dare loro i soldi e lasciar mano libera ai sindaci.
Dall'esenzione completa dall'imposta sulla prima casa per tutti che costerebbe 4 miliardi, alla sostituzione dell'Imu con la Service Tax, che avverrebbe a parità di gettito, i tecnici del Mef hanno passato in rassegna tutte le possibili misure per alleggerire la tassa sugli immobili, comprese quelle suggerite dai partiti. Sviscerandone per ciascuna pregi e difetti in termini di gettito, di equità, di semplicità per i contribuenti e per l'amministrazione. Un rapporto di 90 pagine che non arriva a conclusioni definitive, lasciate alla concertazione della maggioranza, ma che quantomeno permette al Tesoro di dire la sua su alcuni aspetti tecnici dell'operazione.L'esenzione totale sulla prima casa viene giudicata poco equa, così come un alleggerimento che avvenisse attraverso l'aumento delle detrazioni, che siano legate al reddito, o alla rendita catastale (potrebbe valere da 1 a 2,7 miliardi). L'aggancio ai valori dell'Osservatorio immobiliare, invece che alle rendite rivalutate, non funzionerebbe, anche perché mancano i dati di centinaia di Comuni. Se proprio si dovesse intervenire, dice il Tesoro, meglio sarebbe lasciar fare ai sindaci. Invece delle maggiori detrazioni si concederebbe ai Comuni un allentamento del Patto di stabilità interno e ai sindaci la possibilità anche di azzerare l'Imu. Nel 2012 già mille Comuni l'hanno fatto. Al Tesoro sembra «la soluzione più ragionevole». Anche perché salverebbe il federalismo fiscale.