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Si va verso l'accordo governo-enti locali: Imu, carta bianca ai Comuni - L'Avvenire dell'8 agosto del 2013

  • 08 Ago, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Una soluzione tecnica densa di risvolti politici. Palazzo Chigi e il Tesoro hanno trovato una sintesi sull'Imu che sembra incassare il «si» del Pd e di pezzi del Pdl:

passare gettito e ordinamento in mano ai sindaci, lasciando ai comuni una facoltà nuova, quella di eliminare l'imposta in tutto o in parte e di autofinanziarsi attraverso altre strade. Ieri durante l'incontro tra governo e Anci non se ne è parlato nel dettaglio, ma subito dopo Ferragosto saranno convocate una cabina di regia politica con la maggioranza e un tavolo tecnico con i comuni per articolare la proposta nei dettagli. Cosa ci sia di politico lo spiega il sottosegretario all'Economia in quota Pd, Pier Paolo Baretta: «Se vorrà, il Pdl potrà fare le sue campagne elettorali dichiarando che i propri sindaci non tasseranno la prima casa...». Il governo, per garantire flessibilità ai comuni nell'applicazione dell'imposta, potrebbe stanziare una dote di 2 miliardi (la metà di quanto costerebbe l'esenzione totale della prima casa). Su questa pista di lavoro piovono conferme. Alla fine dell'incontro con i comuni, il ministro Delrio annuncia che nelle prossime settimane si articolerà un «patto fiscale» che poi sfocerà nella legge di stabilità, insieme ad altre misure pro-autonomie. In particolare, lo sblocco del patto di stabilità per quanto riguarda edilizia scolastica e protezione del territorio. Anche uno studio della commissione Finanze del Senato conferma la strada della "comunalizzazione" e si sviluppa su tre assi: rendere definitiva l'abrogazione della prima rata 2013, dare piena potestà ai comuni e ridurre subito il peso sui capannoni industriali. Insomma, il retroterra politico sembra esserci. Se tutto filasse liscio, il governo potrebbe abrogare con decreto la rata di giugno per ora solo sospesa e poi portare la riforma in legge di stabilità. Intanto, Enrico Letta deve sminare le insidie che provengono dal dibattito congressuale del Pd. Oggi il premier interverrà alla direzione convocata alla luce della sentenza su Berlusconi. Il premier dirà parole nette: «Non è vero che questo governo teme il congresso. Anzi, si faccia presto perché potrà solo fare bene all'esecutivo». Un messaggio a Renzi che si associa ad uno più generale: «Manteniamo lo sguardo lungo, non scarichiamo sul Paese le nostre tensioni». Nessuna tensione, invece, tra Letta ed Epifani a seguito dell'intervista molto dura verso il Cav rilasciata dal segretario Pd. Anzi, i due conservano piena sintonia, e il premier ritiene funzionale all'unità del Pd lanciare messaggi «intransigenti» all'ala dura. D'altra parte Letta non concede nulla al dibattito sull'«agibilità politica» di Berlusconi: per lui le cose devono andare «per le vie naturali», ovvero si devono concludere con la conferma da parte del Senato dell'interdizione stabilita dalla Cassazione. Altra cosa è continuare a riconoscere il Cavaliere come leader politico del centrodestra, così come si riconosce Grillo gran capo di M5S.

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