Così il ministro Saccomanni presenta le nove ipotesi di riforma Imu, nella premessa da lui firmata al dossier elaborato dagli esperti dell'Economia e messo online sul sito del dicastero. Nel primo di questi nove scenari - tutti valutati nel loro grado di efficienza e di costo per Stato e contribuente - laddove si prospetta l'abolizione dell'Imuprima casa, il giudizio è chiaro: «L'esenzione totale non sembra pienamente giustificabile sul piano dell'equità ed efficienza del tributo». Anche perché «le imposte immobiliari sono preferibili alle imposte su lavoro e capitale». E perché l'eliminazione favorirebbe i più ricchi. La commissione Finanze della Camera ha intanto ieri licenziato il testo della delega fiscale: riforma del catasto, lotta all'evasione e semplificazioni © RIPRODUZIONE RISERVATA
Abolizione totale
L'addio alla tassa più odiata un regalo ai ricchi per il Tesoro
Il primo scenario è quello più atteso: l'esenzione totale dall'Imuper la prima casa, ad eccezione delle abitazioni signorili, ville e castelli. Questa operazione, come si sa, costa 4 miliardi. Ne beneficerebbero 17,8 milioni di contribuenti per un importo medio di circa 227 euro. Ma con un «effetto fortemente regressivo»: il beneficio «aumenterebbe al crescere del reddito». Solo 187 euro fino a 10 mila euro di reddito, 382 tra i 55 e 75 mila euro, ben 629 oltre i 120 mila euro.
Deduzione per le imprese
Aiuto a 432mila aziende ma restano fuori quelle in rosso
Un'ipotesi molto caldeggiata dalle imprese, sin dai tempi dell'Ici, è la possibilità di dedurre dal proprio reddito l'Imupagata sugli immobili utilizzati per le attività produttive (fabbricati, terreni ed aree). Ebbene questa ipotesi è presa in considerazione dagli esperti di via XX Settembre, ma costerebbe molto: 1,25 miliardi per alleggerire il carico fiscale di circa 432 mila contribuenti. E tra l'altro non avrebbe alcun effetto per le imprese in perdita, non in grado di dedurre alcunché.
Immobili produttivi
Ai Comuni il gettito dell'imposta su capannoni, teatri e alberghi
E' tra le possibilità che lo Stato restituisca ai Comuni anche l'ultima quota del gettito Imututtora trattenuta dall'Erario. Ovvero quella relativa agli immobili del gruppo catastale D: capannoni, alberghi, teatri, palestre, banche, cliniche, negozi, centri commerciali. I 4,66 miliardi diretti nelle casse dei sindaci sarebbero però «da neutralizzare con manovra compensativa». E si darebbe il via ad una competizione fiscale tra Comuni per attirare imprese sul territorio, manovrando le aliquote.
Aumento della detrazione
Con esenzioni fino a 500 euro Imu cancellata al 77% degli italiani
Un modo per non far pagare l'Imu ai proprietari di prima casa è alzare la detrazione di base pari oggi a 200 euro. Gli scenari dell'ipotesi 2, elaborata dal ministero, sono quattro. E comportano detrazioni accresciute a 300, 350, 400 e 500 euro. Nei 4 casi, la percentuale degli esenti (già pari al 25% con i 200 euro di base, un quarto delle prime case già non deve l'Imu) passerebbe al 49% di italiani, poi 55% e ancora 65 e 77%. E così il costo dell'operazione, via via in salita: da 1,3 miliardi a 1,8 e poi ancora 2,2 e infine 2,7 miliardi. Diverse le criticità. Dai piccoli Comuni che vedrebbero azzerato il gettito (rendite catastali più basse). Al beneficio maggiore per i proprietari di case dalle rendite elevate, con effetti redistributivi ancora una volta regressivi.
Esenzione selettiva
Cinque ipotesi di intervento in base a valore della casa o reddito
Un altro pacchetto di ipotesi ha ben cinque schemi di intervento. Primo, alzare le detrazioni ma in modo selettivo (a 437, 508 e 619 euro): si esentano dal 68 all'88% dei proprietari, per un costo da uno a 2,2 miliardi, migliorando la progressività. Secondo, si aumentano le detrazioni (a 280, 330 e 400 euro) in funzione del reddito del proprietario: esentati dal 43 al 65%, con costi da uno a due miliardi. Terzo, la detrazione sale a 600 euro, ma decresce al crescere del reddito Isee (2 miliardi il costo). Quarto, si spendono 560 milioni per esentare solo i soggetti che si trovano in "disagio economico", ovvero sotto la soglia di 18 mila euro Isee. Quinto, si applicano i valori Omi (di mercato) agli immobili, le cui rendite catastali sono ormai vetuste.
Riforma tasse sulla casa
Rendite, affitti e tariffa rifiuti cambia tutto il fisco immobiliare
Si può intervenire sull'Imu anche combinandola con altre imposte e tariffe. Gli esperti di Saccomanni ne illustrano la possibilità, attraverso tre scenari. Nel primo si punta a ristabilire equità tra chi tiene sfitta una casa e paga solo l'Imu e chi l'affitta e versa sia Imu che Irpef (tramite cedolare secca, ad esempio). Si ipotizza dunque di includere quegli immobili non locali nell'Irpef, ma anche di riportare sempre nell'Irpef una quota delle rendite delle prime case. Il secondo scenario è di fatto un "prestito forzoso infruttifero": il proprietario paga l'Imu ai Comuni, poi se la vedrà rimborsata dallo Stato tramite credito d'imposta o detrazione Irpef. Terzo scenario: la service tax che ingloba sia Imuche Tares (la tassa su rifiuti e servizi). In questo caso a pagare sarebbero però anche gli inquilini in affitto.
Addizionali e Irpef
Maggiori fondi ai sindaci salgono però gli scaglioni
L'ipotesi di destinare ai Comuni anche i 4,66 miliardi relativi all'Imupagata dai fabbricati D (negozi, capannoni, cliniche, negozi), quota residua ancora nelle mani dello Stato, comporterebbe una copertura. L'ipotesi numero 7 studiata dal ministero dell'Economia vi pone rimedio, almeno in parte, abolendo l'addizionale comunale Irpef per una perdita totale di entrate dei sindaci pari a 3,4 miliardi. E in più aumentando tutti gli scaglioni Irpef dello 0,47%.
Risorse ai Comuni
Liberà di manovra per gli enti locali che potranno anche azzerare l'Imu
Tornare al senso primordiale dell'Imu, ovvero quello di imposta municipale. È una delle ipotesi elaborate dal ministero dell'Economia, ovvero "derubricare la revisione Imu a problema di finanza locale". In sostanza, affidarne la totale gestione ai Comuni. I sindaci potrebbero portare le aliquote a zero per alcuni proprietari di prima casa anziché manovrare le detrazioni. Oppure cancellare l'Imuper tutti. O anche inglobare la Tares, tassare le abitazioni sfitte, consentirne la deducibilità dal reddito d'impresa.
Abolizione prima rata
Regalo una tantum al contribuente che costa 2,43 miliardi allo Stato
L'ultima ipotesi, molto quotata in questi giorni, prospetta l'abolizione della sola prima rata dell'Imu 2013, quella di giugno che gli italiani non hanno pagato. Fino ad ora, quella rata è stata solo congelata. Per la sua cancellazione occorre un provvedimento ad hoc. Lo sconto non è senza effetto finanziario sui bilanci dello Stato, visto che costa 2,4 miliardi. Soldi da recuperare. Chiaramente si tratterebbe di un regalo una tantum. E dunque la seconda rata di dicembre andrebbe versata.